Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: voglio pensarti adulto. Sopratutto oggi

Caro Diario,

il 21 marzo è la giornata contro le discriminazioni e la giornata internazionale delle persone con sindrome di down e a me le uniche cose che mi vengono in mente sono“pensami adulto” “i laboratori per alunni con disabilità”.

La prima rappresenta l’uguaglianza, la seconda la discriminazione. Sarà che mentre scrivo il cielo è cupo, sarà che Luca oggi mi ha messo alla prova, sarà che alcune realtà scolastiche sono fortemente influenzate da cavilli burocratici e amministravi che ti fanno sentire sola, sarà che esistono ancora consigli di classe in cui la centralità dello docente non è ancora stata sostituita dalla centralità dello studente, ma quel “pensami adulto” mi sembra un ideale, il “laboratorio per alunni con disabilità” una realtà. 

Nei corsi di aggiornamento quel “pensami adulto” è meraviglioso e viene delineata un’immagine di insegnante di sostegno superlativa, mediatrice, anello determinante, insieme all’intero team di docenti, in un’équipe di professionisti che danno il proprio contributo per garantire ai nostri bambini, alunni e studenti un futuro in cui sono inclusi, senza di noi. In quel “pensami adulto” io provo a concretizzare quello slogan un bravo educatore è colui che si rende inutile”,ma poi ci sono ancora i “laboratori per alunni con disabilità” in cui i docenti di sostegno si rifugiano per non avere puntati addosso gli occhi di oltre venti compagni di classe o quelli di una/un collega, neanche fossero i datori di lavoro, ammesso che, anche se lo fossero, in una professione come questa, in cima alla piramide, secondo me, rimangono sempre e comunque la normativa – che tra l’altro è la descrizione di un’immagine di scuola così bella – e la deontologia professionale. I laboratori per alunni con disabilità, però, sono anche e soprattutto il luogo in cui i docenti curriculari spediscono gli insegnanti di sostegno e il/la “suo/sua” alunno/o per garantire agli altri, tranquillità e a lei/lui la possibilità di andare avanti con il programma. 

“Ma perché il programma ancora esiste?” – dico loro – “No, ma questi ragazzi dovranno pur sapere qualcosa” – “Così sapranno, solo, che potranno sapere solo se Luca non sarà con loro”. Se uno ci pensa, i laboratori per alunni con disabilità, insegnano ancora questo in molte realtà scolastiche, insegnano che sono un luogo in cui “portare” i ragazzi che “non sanno stare in classe”. Insegnano che c’è un concetto di noi e di un lui o lei, di uno stare dentro e uno stare fuori, insegnano il concetto di confine, barriera, diverso. 

Nella giornata contro tutte le discriminazioni e le persone con sindrome di down mi piace sognare una scuola a spazi aperti, senza porte, senza aule con etichette, una scuola che sia il riflesso di una società senza muri capace di guardare al futuro e di pensarsi “adulta”.   

Sara

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