Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: quei pensieri non detti durante gli scrutini

#rovistareinloro #scrutini

Caro diario,

arriccia e appiccica, punge e stinge: stasera è cosi. Sono le 19.11 di un venerdì come tanti. Neanche troppo. I polpastrelli scorrono veloci sulla tastiera per dare sfogo ai pensieri non detti durante gli scrutini. Sono infiniti e galleggiano chissà dove, confusi, dispersi.

Le classi sono sommerse di studenti fragili, non molto lontani dai loro docenti. Nascondersi dietro ad un dito non ha senso. Siamo esseri umani anche noi, pregni di punti deboli, insicurezze e fragilità.

Noi docenti di sostegno lo sappiamo bene, ci facciamo i conti tutti i giorni. I ragazzi ci smascherano l’anima e il nostro modo di insegnare è quasi sempre cuore a cuore, anche quando siamo duri. Essere impostati, non è previsto nel vademecum.

Prova a chiedere a Luca di stare seduto sulla sedia. Chiediglielo e pretendilo. Pretendi a te stesso di farlo sedere senza dover piegare il tuo carattere. Stringi i pugni e ostinati ad educarlo senza scalfire di un mm ciò che sei e il ruolo del docente ‘accademico’ che qualcuno ti ha detto che dovresti essere. Fallo e se ci riesci scrivimi, perché quelle rarissime volte che ho tentato, Luca mi si è scagliato contro, mi ha fagocitata, imbrigliata, macerata. Davanti ad atteggiamenti di questo tipo ho visto il suo viso e il suo corpo trasformarsi. Ha smontato aule e non si è ottenuto nulla.

Il giorno degli scrutini i consigli di classe si spaccano in due: da una parte i docenti assiomatici, dall’altra quelli capaci di fare un passo indietro. Io non so dire quale delle due posizioni sia giusta, ma so che se voglio far sedere Luca non posso pretenderlo e che se Luca non si siede dipende dal fatto che non l’ho osservato abbastanza bene, non gliel’ho detto nel modo adatto, non ho saputo trovare la chiave giusta. Credo sia questa la distanza che provo all’ascolto di alcune considerazioni al momento delle valutazioni.

Quei “Non è portato”, “Non ce la fa”, “È debole”, “Per me è insufficiente”, “Non studia” sono frasi vuote. Quei ragazzi per me sono Luca, Luca che non è portato, non ce la fa, è debole, insufficiente e che non studia…ma per default e che per questo motivo non posso far altro che adattare il mio modo di insegnare, il mio modo di essere, di sentire affinché io riesca a trasformare il potenziale di Luca in atto. Scrutinare è cercare, perquisire, essere attenti per capirli, tirare fuori il meglio da loro e lasciare il segno.

Io oggi avrei parlato meno delle nostre aspettative e molto di più del percorso degli studenti come Edoardo, Martina e Francesca ad esempio: i ragazzi che non riescono a ribaltare i banchi come Luca quando non sono al centro della attenzione. Quelli per i quali il docente per conoscerli veramente, deve fermarsi e contemplarli. Quelli che per valutarli veramente l’insegnante deve fare uno sforzo in più…magari…rovistare in loro.

Sara

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