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Formazione per l’inclusione: quelle 25 ore dovute, ma indigeste

La nota n. 27622 del 6 settembre scorso, relativa alla formazione in servizio del personale docente ai fini dell’inclusione degli alunni con disabilità, continua a far discutere e a mettere in fibrillazione il mondo della scuola, oltre al fatto che tuttora sono moltissimi i docenti che non sono a conoscenza di questo obbligo di servizio che li riguarda.

I sindacati della scuola hanno dovuto fare buon viso, quando la legge finanziaria mesi fa ha introdotto un particolare obbligo di formazione senza esonero dal servizio per migliaia di docenti curricolari di classi in cui sono inseriti alunni con disabilità. “Realizzazione di interventi di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità” – dispone il comma 961. “Tale formazione è finalizzata all’inclusione scolastica dell’alunno con disabilità e a garantire il principio di contitolarità nella presa in carico dell’alunno stesso. Con decreto del Ministro dell’istruzione, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti le modalità attuative, prevedendo il divieto di esonero dall’insegnamento, i criteri di riparto, le condizioni per riservare la formazione al solo personale non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, la determinazione delle unità formative comunque non inferiori a 25 ore di impegno complessivo, i criteri e le modalità di monitoraggio delle attività formative di cui al presente comma”.

Nell’incontro sindacale dopo la pubblicazione della nota ministeriale 27622 (del 6 settembre 2021) per l’attivazione della formazione i sindacati hanno stigmatizzato la mancata condivisione dell’impianto formativo, lesivo, a loro dire, delle prerogative contrattuali in materia.

Nell’incontro, come ha riferito la Cisl-scuola, sono state esaminate alcune soluzioni, tra cui quella di considerare le 17 ore di attività frontale entro le ore funzionali all’insegnamento, analogamente a quanto avviene per la formazione obbligatoria sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e la necessità di introdurre una deroga rispetto ai tempi strettissimi di realizzazione.

Ma già circolano voci di possibili ricorsi che potrebbero rendere problematica l’organizzazione delle attività formative da parte dei dirigenti scolastici.

Da quando la legge 107/2015 (Buona Scuola) ha reintrodotto l’obbligo di formazione in servizio, considerata per tanto tempo un diritto anziché un obbligo, fatica ad entrare nella cultura professionale di molti insegnanti (e di taluni sindacati) che l’aggiornamento sia dovuto. Ma indubbiamente la perentorietà (nei modi e nei tempi) delle disposizioni normative e amministrative non aiuta a sostenere e a consolidare questa cultura.

Tuttoscuola, ente formativo accreditato dal ministero, propone alle scuole polo responsabili dell’organizzazione della formazione, un pacchetto formativo pronto per l’uso e personalizzabile, in cui sono stati previsti interventi di qualificati esperti dedicati agli aspetti specifici dell’inclusione nei quattro settori interessati.                                                                  

Per conoscere in dettaglio la proposta del progetto formativo predisposto da Tuttoscuola si può utilizzare questo modulo di richiesta.

Per approfondimenti:

368mila docenti impegnati nella formazione per l’inclusione
Formazione dei docenti curricolari delle classi con disabili: obbligatoria o a invito?

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