Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: primo giorno di scuola, zaino in spalla si comincia

#zainoinspallasicomincia

Caro Diario,

cosi non va, ma neanche un po’. Ti scrivo perché i pensieri che mi porto a casa quando esco da scuola fanno talmente tanto rumore che devo metterli nero su bianco. Santo cielo, questa professione ci chiede di esserci e di non esserci allo stesso tempo e i livelli di frustrazione talvolta arrivano alle stelle. 

Sono un’insegnante di sostegno, ma potrei anche essere un insegnante di sostegno. Una o uno dei tanti sparsi per lo stivale che è approdato/a nel mondo della scuola per scelta (quasi) dopo essersi laureato/a, aver fatto ricerca, aver fatto qualche lezione all’università, magari, anche il dottorato, il pass, il TFA, il concorso, la specializzazione, la SSIS o essersi messo/a in graduatoria di III fascia e aver avuto un incarico annuale e aver capito così che invece di aver scelto la propria professione, è la professione ad averlo/a scelto/a.

Il primo giorno che entri a scuola, ti mandano subito in segreteria. Salivazione azzerata, sudore freddo. Hai paura. L’incontro con i dipendenti pubblici generalmente non è un bel incontro, ma non conosci quello dei collaboratori ATA. Tremi.

Varchi – timidamente – la porta della segreteria quando una donna entra nella stanza, ti passa davanti e si rivolge ad una delle collaboratrici sedute: «Allora, lunedì abbiamo un’uscita dobbiamo chiedere l’A.E.C. …» nel frattempo ti perdi il discorso perché cerchi di rivolgerti all’altra dipendente, quando un’altra donna entrata a gamba tesa nell’ufficio ti passa avanti, va dritta alla scrivania e sentenzia: «A me non funziona il registro elettronico». Timida, allora avanzi verso l’ultima scrivania. Ti guarda: «Buongiorno, non è orario di ricevimento, però mi dica, ormai sono entrati tutti». Spieghi che hai ricevuto la convocazione, sbrighi le pratiche burocratiche e ti affidano ad un collaboratore scolastico che ti guida verso l’aula.

Entri. Nessuno si alza. Ottimo, pensi. «Professoressa è la nuova insegnante di sostegno», spiega il collaboratore. La collega ti accoglie, ma lascia la sua borsa comodamente poggiata sulla sedia collocata vicino alla sua e ti chiede: «Specializzata? Classe di concorso?». Neanche avessi varcato quella porta dopo aver compilato una scheda a punti. Rispondi e aspetti. «Il tuo sta al secondo banco, però in classe abbiamo anche quattro DSA e tre BES. Dovrai darmi una mano anche con loro».  Con DSA e con BES, non dsa e bes è quello che pensi. Capisci da subito che sarà dura, ma l’hai scelto. Zaino in spalla, comincia l’avventura.

Sara

Pubblicheremo ogni giovedì una nuova parte del diario di Sara, continua a seguirci!

 

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