Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: Gabriella che ‘sente’ con gli occhi

#sentirecongliocchi #Gabriella

Caro diario,

non ci vuole tanto a capire che non può farcela a seguire una lezione frontale con un docente che scrive alla lavagna e non le mostra il viso e le labbra che si muovono. Gabriella è sorda, sente con gli occhi. L’ho spiegato almeno diecimila volte durante i consigli di classe: non urlate quando le parlate, guardatela. È sorda, non scema. Niente. “Ci sei tu che le spieghi con i gesti”. Un pugno allo stomaco. Sono segni, non gesti, anche questo vi ho detto diecimila volte. Non c’è verso.

“Gabriella scrive male, i pronomi enclitici li sbaglia tutti, omette i verbi, non si capisce molto quello che vuole dire”. Ma che considerazioni sono? Ti ho dato una tabella che illustra quali sono gli errori tipici causati da un deficit uditivo e tu mi dici che scrive male? Nei consigli di classe a volte mi viene voglia di ribaltare la scrivania perché non c’è più sordo di chi non vuol sentire.

Stringo i pugni e riformulo con diplomazia i pensieri impressi con l’inchiostro in corsivo e avanzo una proposta. “Che ne dici se i temi prima di farglieli scrivere glieli faccio segnare? Gabriella ha solo difficoltà a passare dalla sua lingua madre all’italiano. Non ha problemi cognitivi, perciò se le faccio organizzare il discorso in L1 possiamo darle un vantaggio”. Il collega mi guarda come se parlassi arabo. “Ti spiego, dopo aver letto la traccia le faccio segnare quello che vorrebbe scrivere e nel frattempo la riprendo. Il video diventa lo schema del tema e quello che deve fare è solo concentrarsi a tradurre in italiano ciò che ha espresso nella lingua dei segni”. Il collega è scettico, ma si fida. Almeno questa è andata. Si parte.

Sara

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