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Vita di un’insegnante di sostegno: vietato lasciare il ragazzo ‘scoperto’

#èscoperto #tonodaprof 

Caro Diario,

ho preso un giorno ed entrando in classe l’ho detto alla collega: “Martedì non ci sarò”. L’ho detto rilassata, sottovalutando la situazione.

“Luca rimarrà scoperto?”

Scoperto – l’ha detto – Scoperto.

“No tranquilla, scoperto mai, la coperta l’abbiamo lavata la settimana scorsa, si trova nello scaffale, lui lo sa” le avrei voluto dire, alludendo ai momenti in cui Luca, a causa del disturbo del sonno, chiede di riposarsi e ce lo indica prendendo il cuscino e la coperta. Gliel’avrei voluto dire con tutta me stessa, ma non avrebbe capito e Federica, se fosse stata presente, mi avrebbe fulminata. Chi usa “scoperto” non sa, non comprende e quindi è anche inutile provocarlo.

“Scoperto dici? Questo ancora non lo so”, le ho detto calma, apparentemente calma. “Devi informarti, Luca non può rimanere scoperto. Non può assolutamente rimanere scoperto”. L’ha detto con lo stesso tono con cui si rivolge agli studenti, quando non hanno saputo svolgere un problema di geometria solida. Tono perentorio, intransigente, intimidatorio. L’ha detto diretto, con il tono da “prof”. L’ha detto davanti a Luca, che avrà anche difficoltà a rimanere seduto, che fischia e urla come un ossesso, ma che comprende due lingue e il linguaggio non verbale, perciò ha già capito tutto: ma lei questo non lo sa. Luca non lo conosce.

“Sara, devi provvedere quanto prima alla copertura. Non può, non può assolutamente rimanere scoperto”.

Devo provvedere io? Ah già l’alunno è mio.

“Professoressa Rossi, non si preoccupi – interviene l’assistente – Il martedì è giorno di compresenza. Qualora non si trovasse una supplente, ci sarò comunque io”.

“Ok, basta che non sia scoperto”.

Luca inclina la testa, guarda nel vuoto, batte le mani e fa un urletto. Io respiro, mi sedio e lo guardo: “È tutto ok: non sarai solo”.

Sara

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