Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: quegli abbracci che servono

#gliabbracciservono #Rebecca

Caro diario,

 “Professoressa? Io lo so che siamo alle medie, però… Io voglio un abbraccio”. Rebecca è bellissima, è bionda con gli occhi azzurri e ha una copia del cromosoma 21. Ha le mani con le dita corte, le unghie smangiucchiate e i capelli lunghi. E’ un’artista. Non so cosa farà da grande, ma ha una manualità, una solarità e una voglia di stare insieme agli altri che la faranno volare.

“Come si chiama la nostra scuola?“. “Istituto Comprensivo Gianni Rodari” mi risponde, sicura. “Sai cosa significa Istituto Comprensivo?”. Arriccia il naso, storce la bocca e con l’indice destro si tira su gli occhiali. “No”.  “E’ un modo di organizzare la scuola. L’infanzia, la primaria e la secondaria possono trovarsi vicine, ma anche nello stesso edificio”.

Gli occhi di Rebecca sono vivaci e accesi, ascoltano, ma non capiscono. Non è colpa tua sono io che la sto prendendo alla larga, ora ci arriviamo penso tra me e me.

 “Alla primaria dove andavi a scuola?” le chiedo per farla interagire e farle trovare la soluzione. “All’elementari” Acqua.

“Si ma dove?”. Quando le faccio domande che trova complicate si morde la lingua e si tira su gli occhiali, ma è una tipa tosta, non molla. “Qui. Mi hai visto tante volte con la maestra Sabrina”. Fuoco.

“Qui?! In questa scuola? Ah, quindi in questa scuola c’è anche la primaria?”. Sta pensando che ho qualche rotella fuori posto, ne sono sicura“. Sì Maes…Professoressa, le elementari stanno di là”. Fuochino.

“Di là dove?” Ride. Ha capito che ora comincio a provocarla. “Professoressa, la mia classe dell’elementari sta di là, oltre la porta rossa”. Ride. Mi piace quando fa la professoressina con me. “Quindi oltre la porta rossa c’è la primaria, ho capito.” Sfodera un sorriso smagliante: “Si Sara, ci sono le classi dei piccoli”. La punzecchio sperando di provocarla e farla riflettere. “Spiegami meglio. Se gli abbracci si possono dare solo se si è alla scuola primaria e la nostra scuola primaria è oltre la porta rossa…se io volessi un abbraccio…dove…” Ride. Ancora non ha capito cosa le sto chiedendo, ma ha capito che arriverà l’abbraccio.

Le faccio cenno di alzare la mano e di chiedere alla professoressa curriculare di poter uscire un attimo con me prima che inizi la lezione. Permesso accordato. Attraversiamo il corridoio, oltrepassiamo la porta rossa, arriviamo davanti alla sua ex aula e ci fermiamo. “Rebecca dove siamo?” Questa volta ha capito. “All’elementari”. Fuochino. Ride e non se lo fa ripetere due volte: “Professoressa? Mi dai un abbraccio?”. Sorrido anche io: “L’hai detto tu, qui si può”. Gli abbracci servono.

Sara

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