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Vita di un’insegnante di sostegno: se passare da una lingua all’altra fa venire il mal di testa

#daL1aL2 #Alexandru

Caro diario,

 “Devi impegnarti un po’ di più. L’impressione che dai è che non studi abbastanza”. Sono le 9.15 e mi si è già capovolto lo stomaco. Alexandru è in Italia da 5 anni, parla così bene la sua seconda lingua che la collega non si rende conto dello sforzo immenso che fa a studiare biologia. Il ragazzo alla provocazione non risponde, la sua cultura d’origine e soprattutto la sua famiglia gli ha insegnato che la scuola è tutto. Torna al posto prendendosi un 5 decisamente immeritato per il contesto, ma non fiata. Accusa il colpo e con dignità e orgoglio tiene duro. Passa l’ora e all’intervallo gli ronzo intorno. Interpreto ciò che segna Gabriella e traduco ciò che le dico. Normale amministrazione. Ludovica le tocca la spalla e le chiede di seguirla. Rimango lì a pochi distanti da Alexandru e non dico nulla poi prendo fiato e come se parlassi tra me e me esclamo: “Passare da una lingua a un’altra mi fa venire il mal di testa”.

Alexandru appartiene al genere maschile, è un adolescente ed ora è particolarmente irritato. Si è rifugiato nel suo carapace pregno di silenzio e attende che suoni la fine dell’intervallo per essere lasciato in pace. Io però impertinente lancio il sasso. “Ale?! Quando a casa studi biologia ripeti prima nella tua lingua madre così ti sarà più facile strutturare il discorso e renderti conto se hai capito tutto. Quando riesci a sostenere un discorso su un tema, significa che lo conosci bene. Fallo prima nella tua lingua madre. Ricordarsi i termini scientifici e specifici dopo sarà più facile e se non ti riuscirà si capirà che è solo un problema linguistico e non legato al metodo di studio”. Glielo dico senza guardarlo, mentre sistemo le mie cose nella borsa, così, senza dargli troppa importanza nella speranza che il suo orgoglio maschile non si senta troppo ferito. Alexandru alza lo sguardo e farfuglia un “Fa male la testa anche a me”. Sapessi a me quando la Rossi spiega e io devo interpretare affinché anche Gabriella capisca è quello che vorrei dirgli, ma sorrido senza aggiungere altro. Francesco entra in classe con quella leggerezza che lo contraddistingue e rivolgendosi al compagno urla: “E non fare quella faccia. C’è gente che un 5 con la Rossi non lo vede dai tempi del muro di Berlino”. Ilarità generale. Passare da L1 a L2 è una fatica immensa, non tutti lo capiscono, ma basta una pacca sulla spalla di un amico per spazzarla via.

Sara

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