Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: lavorare in punta di piedi. Pancia in dentro, petto in fuori

#inpuntadipiedi #barrieretradiscipline

Caro diario,

è successo. Non so come, ma è successo. Un’insegnante di sostegno è stata nominata referente di un progetto scolastico in verticale, a classi aperte, interdisciplinare e inclusivo, chiaramente. Le è capitata questa nomina tra capo e collo a metà anno e per quanto sia entusiasta è terrorizzata.

Non facciamo i finti tonti.

“Quante ore servono?” è ciò che le è stato chiesto immediatamente. Le ore: questo è il punto. Quando si è insegnanti di una disciplina si fa il bello e il brutto tempo nelle “proprie” ore.  Proprie. È tipo un mantra. C’è un concetto di proprietà del tempo e delle azioni che si svolgono in quell’intervallo temporale che fa paura.

Quando il dirigente ha fatto il suo nome ho percepito il panico nei suoi occhi. Era seduta come sempre con il suo quadernino verde, la penna in mano e i capelli raccolti. Il dirigente le ha fatto la proposta e quando lei l’ha accettata le sue spalle si sono chiuse. Si sarà pentita pensando a tutte le volte che ha quasi dovuto alzare la mano per chiedere la parola durante le lezioni, ne sono quasi certa.

Un docente curriculare porta avanti un progetto senza dover chiedere il permesso a nessuno, solo quando il progetto è interdisciplinare potrebbe avere qualche difficoltà, ma in quel caso se la cava comunque perché ancora una volta può mettere a disposizione le “proprie” ore per realizzarlo.

Sarebbe bella una “Scuola del Sole” senza ‘proprietà’ come la Città di Campanella. Peccato che non esista (ancora) e così mentre la guardo mi chiedo come risolverà la questione, lei che le ‘sue’ ore non ce l’ha. Penso che agirà come sempre: in punta di piedi. Farà finta di niente e chiederà il permesso. Affronterà i draghi con la stessa eleganza con cui una ballerina di danza classica usa la forza per tenere la gamba alta stando sulla punta di un piede. Se tutto andrà bene saranno gentili, partecipativi, accoglienti, ma lei lo sa che i colleghi più difficili da piegare gliela faranno passare come una gentile concessione e allora lei affronterà la loro oppositività come farebbe con uno dei “suoi” ragazzi – scusa, ma se loro hanno le ore, allora noi abbiamo i ragazzi.

L’insegnante di sostegno lavora sempre in punta di piedi e per raggiungere l’obiettivo è capace di farne uno indietro. Struttura attività inclusive di gruppo che poi è la docente disciplinare a proporre alla classe e a farle quasi ‘proprie’ per sentirle più ‘sue’. L’insegnante di sostegno è abituata a lavorare dietro le quinte, in sordina e non le pesa troppo.

La scansione delle ore nella scuola secondaria è una cinta muraria tra le discipline. Solo i docenti curriculari possono abbatterla, ma le barriere sono pane quotidiano per le insegnanti di sostegno. Che sia bussando, chiedendo il permesso, camminando in punta di piedi o su uno solo un insegnante di sostegno quasi sempre riesce ad oltrepassarle; perciò, cara collega vorrei solo dirti una cosa: pancia in dentro, petto in fuori. Alla carica. Andrà tutto bene.

Sara

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