Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: quel pietismo diseducativo

#glialunnispeciali #pietismo

Caro diario,

la referente inclusione mi ha detto che devo trovare un modo delicato per dirlo, ha detto che ho ragione, ma devo essere più diplomatica nel farlo presente ai colleghi. Io un modo delicato di dire che il pietismo è diseducativo non ce l’ho, allora sto zitta.

È successo anche oggi ad un corso di formazione. Ho agganciato le mani alla sedia, l’unica scomoda della sala tra l’altro, e sono stata in silenzio. Ho tenuto la testa bassa per evitare che il formatore leggesse sul viso il mio dissenso, ma quel “Lo aiuto nelle interrogazioni così gli posso mettere sette” pronunciato da una collega, l’ho sentito addosso come una sportellata in pieno viso.

Sono rimasta immobile, senza parole, stordita, anche se devo essermi spostata leggermente perché ricordo di aver scritto sul quaderno degli appunti: “A cosa servono il docente di sostegno, il PEI, il PDP, gli strumenti compensativi, quelli dispensativi, la didattica per competenze, la didattica inclusiva se consideriamo il loro percorso di apprendimento una formalità?”

È un po’ come quando in corso di valutazione post verifica ti viene chiesto: “Ha preso sei, gli mettiamo sette?”. Una messinscena, insomma, una farsa. “Se la valutazione è sei, va bene sei” – “Sara, ma lui è un alunno ‘speciale’”. Una sprangata sul naso farebbe meno male.

In circostanze come queste penso a quello che mi ha detto la referente inclusione e per evitare il peggio, sto zitta, ma poi penso a Martina che tutti i giorni fa i compiti, che ha una famiglia che la segue, che ha la media del 9. Penso al suo impegno e alla sua costanza e mi chiedo: non è forse speciale anche lei?

Se Martina merita sei noi le mettiamo sette? No, anzi, tendiamo a farle notare che è calata. Da Martina pretendiamo il massimo. Sempre. Anche quando ha dormito poco, ha avuto la partita di campionato la domenica, è uscita e ha fatto tardi la sera prima, è stranita, triste, arrabbiata. Io un modo diplomatico di dire che è illegale e immorale non pretendere il massimo anche da chi rientra tra gli alunni con Bisogni educativi speciali non ce l’ho. Perdo il senno. Mi sembra ovvio che gli alunni, tutti, vadano sostenuti, non agevolati. Capire i punti di partenza e i gli obiettivi di Martina, Leo, Ludovica, Luca, Giulio, Falminia e chi più ne ha più né metta è faticoso. Tracciare per ciascuno di loro un sentiero didattico individualizzato ti toglie la vita, ma questo è il nostro lavoro e non farlo è da inadempienti.  

Sara

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