Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno: il dolore di uno schiaffo che insegna a condurre

#simbiosi #educare

Caro Diario,

ho voglia di piangere. Sono triste, mortificata, sfiancata. Luca mi ha dato un schiaffo sul viso e ora mi fa malissimo. È fuori di testa oggi. Perché? Perché alza le mani, perché?

“Sara non c’è un perché, è un ragazzo con lo spettro autistico” mi ha giustamente sottolineato l’assistente educativa, ma a me il viso fa male. Sta scritto nel contratto? Nel contratto c’è scritto: “sii disposta a prendere calci e schiaffi dagli alunni che avendo lo spettro autistico non sanno controllarsi”?

Io oggi non ce la faccio. Mi sento sola. Le assistenti sono meravigliose, le colleghe anche, ma lui ha maledettamente scelto me. Simbiotico come l’ombra ha aspettato che entrassi in seconda ora per sfogarsi.

Gli ho tolto tutti i giochi e ho smesso di guardarlo. Mi ha fatto male e deve capirlo.

Sta lì seduto, mortificato, ma carico come se a guidare le sue urla, i suoi gesti, il suo corpo fosse la forza della tempesta. Ride. Batte le mani. Colpisce forte l’armadio. Non si muove, gliel’ho detto io: “Se non sai stare con gli altri: ora da qui non ti muovi”. Non si muove, ma grida e batte forte la mano sull’armadio per chiamarmi.

“Non ci parlo con te. Mi hai fatto male” gli ho detto senza guardarlo e poi aprendo iTunes ho sottolineato “Luca, si chiama sonno. Quello che provi è la sensazione di chi ha tanto sonno. Organizzati, prendi ciò che ti serve e riposati”.

Gli ho detto di non muoversi, perciò lo guardo per autorizzarlo. Si alza, prende il materassino e tutto ciò che gli serve, si sdraia e, il tempo di ascoltare i primi cinque arpeggi di pianoforte, crolla.

Sul contratto non c’è scritto “sii disposta a prendere calci e schiaffi” ma c’è scritto “insegnante di sostegno”. Condurli e guidarli fa parte del gioco: è un gioco tosto e massacrante, ma questo è.

Sara

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