Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno (al tempo del Coronavirus): nella nostra classe tutti i giorni sono blu

#tuttiigiornisonoblu #giornatamondialeautismo

Caro Diario,

Maria sostiene che ho un modo tutto mio di condurre le attività di alfabetizzazione emozionale del gruppo classe, io invece sostengo che se mi concentro troppo sulla scelta delle parole per spiegare ai compagni perché Rachele sfoglia continuamente il libro o perché almeno due volte al giorno si aggancia con le mani alla sedia e comincia a saltare e a urlare, mi fa perdere di vista l’obiettivo primario dell’attività, ovvero, rendere il funzionamento di Rachele la cosa più naturale del mondo agli occhi dei compagni. 

Oggi per la giornata mondiale per la consapevolezza sull’Autismo, istituita nel 2007, il mondo si tinge di blu, eccetto, la classe di Rachele per la quale #tuttiigirnisonoblu. 

La storia comincia a settembre. 

Sono le 10.15 del primo giorno di scuola. Da quando i ragazzi sono entrati è già la terza volta che Rachele diventa un tutt’uno con la sedia e interrompe il dibattito del gruppo classe. Nessuno dice niente, nessuno fa niente, gli alunni si guardano tra loro con sguardi impauriti, disorientati. Alcuni sghignazzano, altri però osservano attenti, incuriositi. 

“Prof ma perché Rachele fa così?”, chiede Tommaso, che non resiste più.

Ogni anno spero di avere un Tommaso in classe. L’alunno che rompe il silenzio e non ha paura di fare domande, è l’alunno che guiderà gli altri a conoscere il compagno di classe con autismo. 

“Ancora non lo so”, gli rispondo. “So perché sfoglia continuamente il libro – continuo – ma non la conosco ancora bene per capire se salta e urla quando le chiedo di fare qualcosa che non vuole fare oppure se è per lo stesso motivo per cui sfoglia continuamente il libro.”

Maria avrebbe scelto sicuramente parole migliori delle mie, ma io purtroppo non sono Maria e voglio che i ragazzi scoprano Rachele insieme a me. 

“Prof perché sfoglia il libro?”, chiede Vittoria. “Perché è la cosa che ama di più al mondo. Adora sfogliare le pagine e sa la storia a memoria”, le dico. “Che vuol dire che sa la storia a memoria?”, prosegue Tommaso. Lo invito a sedersi vicino a Rachele e a leggere ad alta voce quello che c’è scritto sulla prima pagina. Il ragazzo non riesce a pronunciare l’ultima parola che Rachele ha già girato la pagina senza guardare il libro. Incredulo Tommaso esita, ma io lo invito a continuare. I compagni guardano la scena con stupore e meraviglia. “La Regina, seduta accanto alla finestra, cuciva mentre fuori fiocchi di neve cadevano dolcemente sul terre…” di nuovo Rachele volta la pagina senza guardare. “Prof, ma Rachele è un genio, come fa?”, grida Davide dall’ultimo banco. 

Durante le prime settimane dell’anno abbiamo passato ore a conoscere Rachele. Abbiamo capito che salta e urla quando le togliamo il libro di Biancaneve dalle mani per farle fare le operazioni o per insegnarle a dire le parole. È stata Giulia a scoprirlo. Edoardo, invece, ci ha fatto notare che quando si alza in continuazione e si tocca i pantaloni deve andare in bagno. Ogni volta che Rachele impara una parola, ma soprattutto un nome dei compagni è una festa. Abbiamo inventato una sorta di rituale per queste occasioni che recitiamo quando uno di loro raggiunge un obiettivo che gli sembra una montagna. Lo abbiamo inventato per Rachele ma lo usiamo ormai per la classe. 

Rachele non sta simpatica a tutti e menomale perché quando tutti i giorni sono blu, quando si è consapevoli sull’autismo, Rachele non è l’alunna speciale, ma una compagna di classe, un’amica con cui si può bisticciare perché ti prende i libri senza chiederti il permesso. 

Sara

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