Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno (al tempo del Coronavirus): (ri)partiamo dal PEI

#pei #pianoeducativoindividualizzato

Caro Diario,

dopo i recenti fatti, io l’ho fatto: ho creato una griglia di valutazione per la comprensione del PEI, ovvero, del Piano Educativo Individualizzato, perché se “Lei deve sapermi dire bene bene un argomento per avere la sufficienza”, quando, lei è Lilly, ha 14 anni e ha una disabilità intellettiva non affatto trascurabile, allora io voglio che loro sappiano “bene bene” il PEI di Lilly. 

Perché se nel PEI c’è scritto che Lilly ha grandi difficoltà a ripetere un argomento in forma scritta e orale per una serie di compromissioni delle funzioni mentali ben descritte nel funzionamento dell’alunna su base ICF, perché le chiediamo di farlo “bene bene”? Ma poi perché “deve sapermi dire”, quando, l’apprendimento è solo una tappa del Progetto di vita che non lo devono a noi, noi docenti, noi adulti, ma solo a loro stessi?  

Che rimanga tra noi. La questione che il PEI sia il documento redatto congiuntamente dal personale insegnante curriculare e di sostegno della scuola è tipo una leggenda, quelle cose che leggi sulla normativa e ti fanno brillare gli occhi, ma che se chiedi alle colleghe o ai colleghi con maggior esperienza rimangono per lungo tempo in silenzio per sottolineare che a volte la buona scuola e soprattutto l’inclusione è solo sulla carta. Dunque, se alcuni consigli di classe, sono sempre meno nella scuola italiana, ma ci sono ancora,  hanno la pessima abitudine di farlo redigere al solo insegnante di sostegno, ci sono altrettanti docenti che neanche lo leggono. 

“Sara, sai cosa mi è successo?” – mi ha detto Cecilia l’altro giorno – “La collega di musica ha messo un’insufficienza all’alunna con deficit uditivo”, quando me lo ha detto ho pensato a quel collega che aveva messo la nota ad un ragazzo con disturbo oppositivo provocatorio perché gli aveva mancato di rispetto. 

A dir la verità noi docenti di sostegno ci entusiasmiamo tanto a decodificare e transcodificare le certificazioni e l’arrivo del Profilo di Funzionamento lo abbiamo atteso – per quelli che già ce l’hanno tra le mani – e lo attendiamo come l’acqua nel deserto, perché la progettazione didattica su base ICF ha un valore inclusivo senza pari. 

In attesa che arrivino i documenti e la scuola si trasformi e si evolva, sarebbe già qualcosa se tutti conoscessero il funzionamento dei propri alunni, perché detta alla Rousseau “Se voglio insegnare il latino a Giovannino, devo conoscere Giovannino” e per farlo devo partire dal PEI. 

Sara

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