#barriere #facilitatoripersognare
Caro Diario,
il Coronavirus ha messo macigni nello stomaco. “Come sognate il rientro a scuola a settembre?”. Rispondono tutti tranne Francesco. Penso che non abbia sentito la domanda, allora, come uso fare durante le lezioni online, scrivo quanto ho chiesto nella chat; ma Francesco, pur leggendo, non risponde.
I ragazzi sognano il rientro a scuola con giornate intere in palestra o al campetto all’aperto, anche d’inverno; le ragazze sognano il rientro a scuola con giornate intere trascorse con attività in cooperative e Francesco? Francesco non sogna? Non posso neanche richiamarlo perché ha difficoltà a scrivere e non voglio metterlo a disagio. Quando siamo in classe, generalmente, si alza, raggiunge la mia sedia e mi dice quello che vorrebbe dire alla classe – purtroppo quando ha chiuso la scuola eravamo ancora nella fase simbiotica insegnante di sostegno-alunno, ma con le altre colleghe avevamo iniziato un percorso ben strutturato per consentirgli di sganciarlo piano piano – ma oggi siamo qui, divisi da uno schermo.
Apro word, creo una tabella a due colonne e 23 righe e a fianco di ogni nome aggiungo cosa sognano i ragazzi con la speranza che scorrendo l’elenco, Francesco possa dire la sua. Carlotta ci mostra una scatola a forma trapezoidale con i lati realizzati con della plastica morbida e rinforzata ai lati dal cartone per spiegarci che, con questo strumento, si potrebbero lasciare i banchi a penisola, che a lei piacciono tanto.
“Tu Francesco come la sogni la scuola a settembre?”, qualche secondo di silenzio e in sottofondo si sente la voce della mamma che lo incoraggia: “Diglielo”.
“Io sogno una scuola senza mascherine”, il senso delle sue parole arrivano come un pugno allo stomaco, ma i compagni sono ancora acerbi, non agganciano la sua riflessione e con i microfoni accesi gli dicono: “Francesco non si può, le mascherine le dobbiamo portare”.
Francesco sorride con gli occhioni tipici di chi pensa che le persone parlano in un certo modo solo perché non sanno di cosa si stia parlando.
“Capisco e hai pensato ad una soluzione?” gli dico, mentre i compagni continuano a dire che la mascherina è obbligatoria. Martina ne mostra una cucita dalla nonna con gli strass, i fiorellini colorati e i cuori disegnati. Francesco continua a tacere come fosse una battaglia persa, perché alla fine non è colpa dei compagni se c’è il Coronavirus e lui che ha un deficit uditivo ha bisogno di leggere le labbra per capire cosa dice il mondo. In quella scena chiusa in un rettangolo, penso agli occhi della mamma, nascosti dalla webcam, ma che sono sicuramente su di lui e le orecchie attente alle reazioni dei compagni.
Io non so come uscirne e mi viene in mente solo di prendere una cartellina di plastica leggera e trasparente che conteneva le schede di inglese e metterla davanti alla bocca: “Francesco? Se la mascherina fosse questa come sogni il rientro a scuola?” Francesco spalanca il suo sorriso più bello i compagni finalmente si aprono al punto di vista dell’amico che sente con gli occhi e stanno in silenzio. “Se quella fosse la mascherina Prof, allora, io l’unico sogno che ho è di rientrare a scuola”.
Sara
Leggi i precedenti articoli di Vita di un’insegnante di sostegno a distanza:
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