Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno… a distanza: il compito di decriptare per includere

#accessibilità #dentrolaulavituale

Caro Diario,

cosa fa un’insegnante di sostegno durante la didattica a distanza? Semplifica? Facilita? Media? Promuove? Transcodifica? No. Sarebbe un lusso.

Decripta.

Un’insegnante di sostegno durante la didattica a distanza decripta i codici usati dai colleghi curricolari poi li transcodifica e se necessario li semplifica per diventare finalmente quello per cui è stato assunta: facilitatore e mediatore dell’apprendimento, nonché promotore dello sviluppo personale dell’alunno.

Sono le 9:30 ed è l’ora di un’attività sincrona di italiano. Gabriella, te la ricordi Gabriella? L’alunna sorda segnante, che ama studiare, la migliore amica di Ludovica. Beh, lei quest’anno è all’ultimo anno e muore dalla voglia di prendersi questo diploma perché vuole andare all’università e diventare un’avvocato.

Sono le 9:30 il sole risplende nel cielo – così sembra, perché noi il sole al tempo del Coronavirus lo vediamo solo per andare a fare la spesa – e la collega comincia a parlare.

Non ha slide. Parla. Parla e basta.

Io con la webcam attiva provo ad interpretare, ma il programma che usiamo non consente di tenere fisse due webcam, così Gabriella guarda la collega che chiede a tutti i partecipanti: “Ragazzi come state?”.

Si apre il sipario ed è un caos.

I microfoni si accendono all’unisono, tutti rispondono a turno, ma senza dire il proprio nome, mentre la prof risponde loro. Le voci si sovrappongono trasformandosi in una matassa di suoni, indecifrabili o almeno intraducibili.

Insomma, io e Gabriella siamo fuori. Io e Gabriella siamo nella stessa bolla, chiusa, senza uscita: il codice che viene usato non è per noi.

La “mia” alunna comincia a segnare e io a intrepretarla: “Prof. Io non ho capito. Non ho capito cosa avete detto”.

La Prof. richiama l’attenzione e la tranquillizza – crede di tranquillizzarla, in realtà continua ad escluderla – dicendole che non si è persa nulla. A quel punto faccio una domanda alla collega: “Hai delle slide da proiettare?”.

“No, oggi no…oggi ci confrontiamo a voce sui temi che hanno svolto durante la settimana”.

Ci con-fron-tia-mo a vo-ce, penso, con un’alunna sorda in classe? Un genio.

Non c’è tempo di polemizzare, neanche con il pensiero, perciò comunico alla curricolare: “Condivido lo schermo…ok?” Storce la bocca, ma mi lascia fare.

Apro un file word e attivo la dettatura vocale.

 “Prego, puoi cominciare”.

Adesso quello che viene detto dalla collega si trasforma in un testo. I contenuti accessibili a Gabriella vengono messi nero su bianco, sono tutti davanti agli occhi di tutti.

Quando le voci si sovrappongono la funzione dettatura vocale scrive sul foglio elettronico fischi per fiaschi, tutte le volte che le parole non vengono pronunciate con chiarezza la funzione dettatura vocale scrive altre parole, tutte le volte che la comunicazione non è accessibile a Gabriella tutti lo vedono… E lo vedono perché il testo incomprensibile è tale per tutti. È così che la classe si ferma e chiede di mettere mano sul testo che sullo schermo appare scorretto nella forma o nei contenuti ed è così e solo così che Gabriella riesce ad essere inclusa nella classe “virtuale”, ancora a fatica, ma questa volta, almeno, è dentro.  

Sara

Leggi i precedenti articoli di Vita di un’insegnante di sostegno a distanza:

Vita di un’insegnante di sostegno… a distanza: il Coronavirus ci ha tolto l’inclusione, ma non i suoi principi

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