Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno… a distanza: senza stella polare non #andràtuttobene

#prioritàbenessere #stellapolare

Caro Diario,

Stella è agitatissima in questo periodo, mi ha chiamata qualche settimana fa molto preoccupata. “Sara?! Secondo te faccio bene? – mi ha detto al telefono – Faccio bene secondo te a fare delle videoconferenze uno a uno con Davide?”. Non ho risposto. Non sapevo cosa dirle. Le videoconferenze uno a uno non sono nulla di più e nulla di meno delle lezioni individuali fuori dall’aula. 

“Sara, ci sei? Sto sbagliando vero?”, non ho risposto. Non sapevo cosa dirle. Alla fine io non sono nessuno per dirle che è completamente fuori rotta e poi il suo tono della voce preoccupato, troppo, troppo preoccupato celava in realtà altri dubbi, altri timori, altre perplessità, che io non potevo giudicare. Davide, tra l’altro, è un alunno con spettro autistico. Legge, scrive e parla, ma chissà come si sentiva in quel momento con la scuola chiusa, senza la sua routine, i suoi punti di riferimento. 

“Stella perché me lo chiedi?” è l’unica cosa che ho saputo domandarle, “Perché mi fido di te, Sara. Faccio male a fare le videoconferenze uno a uno, vero?”. Ho preso fiato e gliel’ho detto: “Sì. È come fargli lezione da solo fuori l’aula, ma… c’è sicuramente un motivo per cui lo fai, quindi, ragioniamoci insieme”. Giusto il tempo di incamerare il maggior numero di litri d’aria ed è partita come un fiume in piena. “È perso, Sara! È completamente disorientato. Nelle meet con la classe le sue stereotipie sono accentuate, è presente davanti allo schermo, ma completamente assente con lo sguardo. Troppi stimoli visivi senza alcuna logica, senza guida, Davide è agitato e non sta bene”. 

L’avrei abbracciata tutta, nonostante il Coronavirus, io, Stella, l’avrei abbracciata per tenerle incollati i pezzi della docente di sostegno che è: immensa, umana, follemente innamorata del suo lavoro. 

“Ok, ok, Stella ho capito. In una fase d’emergenza come questa non credo ci sia giusto o sbagliato”. 

In effetti, se fossimo tutti competenti di didattica digitale, se fossimo tutti abili nella dad inclusiva, se fossimo tutti all’interno di un consiglio di classe inclusivo allora potremmo dire con estrema certezza che le videoconferenze uno a uno sono antitetiche all’inclusione, ma il Coronavirus ha inondato le certezze e l’unica priorità adesso è il benessere di Davide. “Il benessere, sì – ha sottolineato – Secondo te, quindi, sono sulla strada giusta?” .

“La strada non c’è più – le ho detto a malincuore – La scuola, oggi, non cammina, ma naviga e Davide ha bisogno di imparare a leggere nuovi strumenti per riuscire ad orientarsi nel mare in modo tranquillo perciò, in questa fase di emergenza e confusione, Davide ha solo bisogno di una guida da seguire, di una Stella… Polare e quella, collega mia, sei tu”. 

Sara

Leggi i precedenti articoli di Vita di un’insegnante di sostegno a distanza:

Vita di un’insegnante di sostegno… a distanza: il compito di decriptare per includere
Vita di un’insegnante di sostegno… a distanza: il Coronavirus ci ha tolto l’inclusione, ma non i suoi principi

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