Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno… a distanza: per i non vedenti apprendere storia dell’arte è utopia?

#arteadistanza #artetattile

Caro Diario,

sono le 9:00 e siamo on line con la collega di arte: “Quello che vi sto mostrando sullo schermo è il Pantheon? Lo vedete?”.

“No. Nicola non lo vede” – vorrei dire ad alta voce, ma sarebbe inutile perché sono settimane che cerco una soluzione alternativa ai modellini tattili che realizziamo in classe, in cooperative, e alle attività esperienziali, ma, senza trovarne una. Sbatto la testa da giorni e la collega mi rassicura dicendo che non è importante e che Nicola farà quello che potrà fare. 

Quel “farà quel che potrà fare” rimbomba nella mia testa tipo goccia cinese e si traduce in “farà quello che potrà fare o solo quello che noi saremo capaci di fargli fare?”.

Per noi insegnanti di sostegno che si tratti di disequazioni di primo grado, Leopardi, impedenza, i triangoli, la guerra fredda, Prust, Shakespeare non importa, l’unica cosa che a noi interessa sono gli stili di apprendimento dei nostri alunni (tutti) perché il nostro lavoro è soprattutto trovare un modo per rendere loro accessibili i contenuti.

Quello dell’apprendimento della storia dell’arte a distanza per i non vedenti appare ai miei occhi – già perché il mio stile di apprendimento, invece, è molto visivo – tipo la dimostrazione della congettura di Riemann: irrisolvibile. 

Un’idea io ce l’avrei, ma sarà fattibile? Sono tentata, ma non voglio né illudermi né illudere; però nessuno può impedirmi di sognare giusto?

Se io contattassi un istituto tecnico superiore di grafica e comunicazione oppure un istituto tecnico per geometri e chiedessi agli studenti, che sanno utilizzare software del settore, di realizzare dei modellini in 3D delle opere architettoniche e scultoree che la collega considera imprescindibili per l’apprendimento della storia dell’arte? Se poi chiedessi loro di inviarli a Nicola affinché possa stamparli in 3D, con lo strumento acquistato con uno dei tanti PON inviati alle scuole in questi giorni e garantirgli, in tal modo, l’esperienza tattile dell’arte come facevamo a scuola? 

È forse utopia? A me appare più una bozza di Service Learning. Ora, chiamiamola come vogliamo, ma direi che questa è solo “La scuola che sogniamo”.

Sara

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