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Vita di un’insegnante di sostegno (al tempo del Coronavirus): l’annullamento dei concorsi e la resilienza

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Caro Diario,

oggi, 12 novembre 2020 per molti è un giorno come tanti, per altri, invece, rappresenta un’occasione persa e una delusione pregna di rabbia e frustrazione.

Matteo è in classe, ma si immagina seduto davanti a un pc con una piattaforma ministeriale sullo schermo, una traccia scritta, un contatore che segna il tempo che passa, un’area di testo vuoto, la testa piena e le mani sulla tastiera. 

Alessandra, invece, allegra e pimpante bussa sull’anta della porta aperta della classe e chiede a Matteo di uscire. Li vedo che si scambiano due parole fuori dall’aula, lui assorto nei suoi pensieri, lei che gli dà una pacca sulla spalla, lo spinge proprio come farebbero i ragazzi e mentre lui perde l’equilibrio gli dice: “Falla finita. Siamo vivi, avremo un’altra occasione”. 

Matteo e Alessandra sono le facce della stessa medaglia, quella della schiera dei docenti di sostegno specializzati con tre anni di servizio; quelli che dall’uscita delle date del concorso straordinario, nonostante i dati della pandemia, l’ansia quotidiana di essere contagiati o di entrare in contatto diretto con positivi si sono messi sui libri, dopo le ore di servizio, per prepararsi alla prova ministeriale che si sarebbe dovuta svolgere oggi. 

“Sara…ce l’avevo quasi fatta” – mi aveva scritto Matteo, dopo la pubblicazione del Dpcm del 3 novembre – “A fare cosa? Non ti seguo” – gli avevo chiesto – “Sono stato attento. Ho indossato la ffp2, i guanti, ho messo la visiera e i ragazzi sono stati impeccabili. Le famiglie poi encomiabili: mezza linea di febbre e a casa, contatto indiretto, ma incerto, tampone immediato e poi rientro a scuola”. Leggevo, ma non capivo. Matteo per continuità è nella mia scuola da un po’ e per me è uno di quei colleghi nati e confermati sul sostegno, sapevo fosse precario, ma onestamente non l’ho mai considerato tale, è forse per questo che non riuscivo a capire cosa volesse dirmi. Matteo, inoltre, è solito lasciare le sue zavorre emotive e le sue preoccupazioni fuori dalla scuola e non sempre è facile leggerlo nel profondo. “Sara, hanno bloccato il concorso”. Finalmente avevo capito. 

Alessandra sorride come sempre e, mentre Matteo rientra in classe, mi dà il buongiorno. “Come stai?” – le dico, senza infilare il dito nella piaga – “Sto come chi aveva messo in conto che sarebbe saltato a causa dei numeri della pandemia. Spaccherei tutto dalla rabbia. La tendenza era chiara già a ottobre: questo concorso straordinario non si sarebbe dovuto avviare. Sono arrabbiata, arrabbiatissima, ma se poi mi fermo e guardo i numeri della pandemia e la tragedia che stiamo vivendo, il mio concorso annullato in confronto cosa è? Nulla.”

Ora capisco cosa volesse dire Alessandra a Matteo mentre lo spingeva: insegna ai tuoi alunni la resilienza, sii quello che promuovi in loro di essere. 

È tutto giusto, ma sul volto di Alessandra si vede bene che il suo pensiero è razionale, logico, convergente e necessario per gestire il suo cuore e il suo corpo che dicono e vorrebbero dire altro. Leggevo sui giornali che sono partiti e stanno per partire tantissimi ricorsi. Da una parte ci sono coloro che vogliono far valere i loro diritti poiché non hanno potuto sostenere le prove perché risultati positivi o perché in quarantena fiduciaria, dall’altra ci sono coloro che dicono che dovrebbe essere invalidato perché le tracce sarebbero state divulgate nelle prime ore del giorno del giorno della prova. Ho sentito dire che il concorso qualora dovesse essere invalidato genererà a cascata altri ricorsi creando non pochi disagi e allarmismi. C’è chi si domanda quando usciranno i risultati delle prove svolte. C’è chi dice che il concorso aveva perso di credibilità già quando era stato ritirato il bando pubblicato sulla gazzetta ufficiale. 

“Io un desiderio oggi ce l’avrei…”, mi confida Alessandra mentre si siede ad un metro di distanza da me in sala professori. 

“Sarebbe…?”, le chiedo.

“Sapevamo tutti che sarebbe stato rischioso far partire questo concorso straordinario – afferma – e quindi vorrei tanto entrare in Ministero, sedermi davanti a chi di dovere e chiedere semplicemente: perché?”.

Sara

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