Valditara/2. Riforma Gentile: io vado nella direzione opposta

Il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, indisposto, non ha potuto partecipare personalmente al convegno sulla riforma Gentile svoltosi regolarmente lo scorso 17 aprile (a dispetto delle temute contestazioni studentesche) nell’aula magna del Liceo Carducci di Milano. Ha però inviato una lettera al preside, agli studenti e agli organizzatori della Fondazione Kuliscioff, letta all’inizio dei lavori, con la quale ha espresso un giudizio drasticamente negativo su quella che pure è stata – ha detto – “la più importante riforma scolastica del ‘900 italiano”. Ma “va riconosciuto”, ha subito aggiunto, “che essa esprime un modello di società che non corrisponde pienamente ai valori della nostra Costituzione”, un modello di società “piramidale” ed elitaria, di “marcata influenza idealista”, che mette “la persona in secondo piano rispetto allo Stato”.

Il modello di scuola di Gentile privilegiava a suo giudizio la formazione umanistica (lingua, letteratura, storia, filosofia, arti, diritto), “promossa attraverso l’impostazione storica, l’unica che poteva far coincidere evolutivamente l’identità dei singoli, dello Stato e della nazione”, a totale scapito di quella tecnico-professionale, considerata strumentale e priva di spessore concettuale. Privilegiava cioè un “modello unico di intelligenza”, che trovava il suo terreno di massima espressione nella cultura del liceo classico, mostrando di ritenere che non possano esistere “tante, diverse intelligenze derivanti dal pluralismo dei talenti, tutti dotati di pari dignità”.

Ma “la riforma che ho in mente, a partire dalla scuola del merito, va nella direzione opposta a quella di Gentile. Il merito non è per me selezione elitaria, ma valorizzazione dei talenti di ognuno, personalizzazione dei percorsi, capacità della scuola di tirar fuori abilità e predisposizioni e di valorizzarle, per dare ad ogni ragazzo una chance di affermazione e di realizzazione dei propri sogni, delle proprie potenzialità, delle proprie aspirazioni. Valorizzando i talenti di ciascuno è l’intera società che ne beneficia e non soltanto i più fortunati. Dalla cooperazione delle diversità portate a maturazione rinasce la società italiana”.

Peccato che il ministro non abbia potuto confrontarsi con gli altri interlocutori di questo interessante convegno, e in particolare con lo storico della scuola Adolfo Scotto di Luzio, che ha sostenuto il carattere non fascista (nel senso di non collegabile al fascismo come partito) della riforma Gentile, da lui considerata per alcuni aspetti tuttora valida come modello pedagogico e addirittura anticipatrice dell’approccio globale e interdisciplinare alla conoscenza di cui oggi si discute.

Ma l’ottica nella quale si colloca Valditara, quella della valorizzazione dei talenti individuali (di tutti, “non una scuola aristocratica dei migliori”) e della personalizzazione dei percorsi, ci sembra decisamente agli antipodi di quella gentiliana.

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