Parità e libertà di educazione: la concorrenza è un pericolo o un aiuto a migliorare?

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Lo scorso 12 dicembre la Camera dei deputati, sala Nilde Iotti, ha ospitato uno stimolante seminario di studio sul tema “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa”. L’incontro, che è stato moderato dal direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, si è articolato in due momenti successivi, uno più tecnico – con le relazioni della giurista Anna Monia Alfieri sul contesto europeo nel quale si colloca la scuola italiana e dell’economista Marco Grumo sul ‘costo standard’ – l’altro più politico, con l’intervento di Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, e di Valentina Aprea, capogruppo dei parlamentari dello stesso partito membri della VII commissione Cultura della Camera.

Le relazioni tecniche hanno argomentato la proposta di utilizzazione universale del ‘costo standard’ come strumento di finanziamento di tutta l’offerta pubblica di istruzione, comprendente la scuola statale e quella paritaria, una proposta recentemente rilanciata anche nel saggio “Lettera ai politici sulla libertà della scuola”, a firma di Dario Antiseri e Anna Monia Alfieri, già segnalato da Tuttoscuola all’attenzione dei lettori (https://www.tuttoscuola.com/scuole-paritarie-il-costo-standard-come-ultima-chance/).  Per la Alfieri “non è più sufficiente riconoscere un diritto. Siamo indietro rispetto all’Europa, dove si discute delle modalità di finanziamento, non ancora (come da noi) della legittimità (che nel resto d’Europa, esclusa la Grecia, è data per scontata)”. Il prof. Grumo ha spiegato come il modello di costo standard di sostenibilità abbia già trovato applicazione nel settore della sanità, con buoni risultati, e come sarebbe possibile una applicazione graduale, partendo da una Regione o da un ciclo scolastico. Secondo gli autori, l’applicazione porterebbe – grazie a una spesa più efficiente – a risparmi stimati a regime tra i 7 e i 17 miliardi di euro l’anno e a una ripartizione dei fondi per il 93% alla scuola statale e per il 7% alla scuola paritaria (che oggi accoglie oltre il 10% degli studenti).

Gli interventi dei politici, entrambi esponenti di un partito che ha avuto importanti e prolungate responsabilità di governo, ma che attualmente si colloca all’opposizione del governo giallo-verde, hanno riconosciuto la rilevanza e l’urgenza di un’iniziativa volta ad impedire la crisi finanziaria che tocca oggi molte scuole paritarie. Il loro apporto al funzionamento complessivo del sistema nazionale di istruzione, come sottolineato da Vinciguerra, andrebbe invece valorizzato perché il collasso delle scuole paritarie “sarebbe una imperdonabile catastrofe che peraltro ricadrebbe sulla scuola statale, sul Paese e sulla libertà di educazione”.

Per Mariastella Gelmini “c’è un pregiudizio verso la scuola paritaria. Si vuole accreditare lo Stato come fornitore unico di servizi (si vedano i progetti del Governo– sostenuti in particolare dalla componente pentastellata, ndr – sulla statalizzazione del servizio autostradale)”. Per l’ex ministro dell’istruzione dell’ultimo governo Berlusconi “la libera concorrenza tra pubblico e privato aiuta a realizzare un servizio migliore per la collettività”. Anche per Valentina Aprea si sta assistendo a un ritorno allo statalismo e al centralismo, che hanno già fallito in altre epoche. La Aprea ha anche lanciato l’idea di un tavolo delle associazioni che si battono per la parità e per la libertà educativa, che possa offrire idee e spunti alla politica, e ha citato la proposta di legge da lei avanzata su “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”.

Gelmini e Aprea hanno sottolineato il silenzio in materia del governo, all’interno del quale la Lega in campagna elettorale si era dichiarata favorevole all’introduzione del ‘costo standard’. Una proposta che essendo stata esclusa dal contratto di governo per la netta contrarietà del Movimento 5 Stelle viene ora rilanciata da Forza Italia, che potrebbe farne una sua bandiera nell’ipotesi di una eventuale ricostituzione dell’alleanza di centro-destra con il partito di Salvini, e comunque in vista delle ormai prossime elezioni europee.