Dirigenti scolastici, che stress. Ecco gli indicatori che spiegano i motivi

Dal 2000 ad oggi, da quando cioè è stata introdotta l’autonomia delle istituzioni scolastiche (inserita anche nella Carta costituzionale), il numero degli alunni nella scuola statale è rimasto sostanzialmente invariato, così quello degli insegnanti e delle sedi scolastiche sul territorio. Ebbene, nello stesso periodo il numero di dirigenti scolastici – a seguito del dimensionamento della rete scolastica sul territorio – è stato drasticamente ridotto del 35%! Una follia.

Perché? Ha prevalso la “visione” di realizzare qualche risparmio, del tutto marginale se si considera che la categoria sulla quale ci si è accaniti rappresenta meno dell’1% del personale della scuola, ma evidentemente svolge un ruolo decisivo. Anzi numerosi studi internazionali concludono che quella del dirigente scolastico è la figura singolarmente più importante per aumentare la qualità del servizio scolastico. Miopia assoluta.

Tutto ciò è avvenuto proprio mentre nuove responsabilità venivano assegnate alle scuole autonome, senza peraltro corrispondenti poteri (il temuto “preside sceriffo” prefigurato dagli oppositori della Buona Scuola renziana non si è mai visto). In compenso si sta introducendo il controllo biometrico delle presenze dei presidi e del personale amministrativo…

Il dossier di Tuttoscuola documenta con analisi e tabelle l’aggravio di lavoro messo sulle spalle dei DS in questi anni.

Un dirigente scolastico deve occuparsi in media di 1.194 studenti (e di altrettante famiglie), il 55% in più rispetto al 2000 (quando si occupava di 769 studenti). In Finlandia – il paese che il nuovo ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti ha indicato come modello a cui riferirsi – per previsione normativa ogni dirigente scolastico non può occuparsi di più di 500 studenti (superata la soglia viene nominato un ulteriore dirigente).

Il dirigente scolastico italiano coordina oggi in media 160 dipendenti (tra docenti e personale non docente): 56 in più rispetto a 18 anni fa (+54%).

E’ responsabile di più di sei sedi scolastiche (erano 4 nel 2000), poste in alcuni casi a molti chilometri di distanza, che deve “presidiare” fisicamente con frequenza.

Ha la rappresentanza legale dell’istituzione scolastica, cosa che in molti casi porta, anche senza colpa, davanti ai giudici a causa di una società sempre più litigiosa che scarica sul capo d’istituto, terminale dello Stato sul territorio, frustrazioni e delusioni.

E in tribunale deve difendersi da solo, a proprie spese, perché l’Avvocatura dello Stato non può occuparsi delle cause minori, ed è quindi quasi sempre assente. È quindi coinvolto annualmente in non meno di 5-6 vertenze giudiziarie per fronteggiare ricorsi o vertenze con i genitori o con il personale.

Tuttoscuola ha contato ben 129 competenze delle quali il DS è direttamente responsabile, dalla rappresentanza legale alle relazioni sindacali, dalla privacy alla responsabilità civile, contabile ed erariale, alla valutazione e al controllo. Sono elencate una a una in appendice al dossier.

Pur avendo un carico di responsabilità e di competenze di gran lunga maggiore, i DS guadagnano meno della metà dei dirigenti di seconda fascia degli Enti pubblici non economici, e un quarto in meno dei dirigenti di seconda fascia dei Ministeri.

Eppure quella del preside, come si chiamava una volta, è sempre più una figura chiave per far funzionare bene il sistema scolastico. Se va in sofferenza un anello strategico della catena, è il risultato complessivo ad essere a rischio.

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