Lo sconquasso del dimensionamento/2. Era meglio intervenire sulle ‘micro’ scuole limitrofe

Si può sostenere che di fronte al lungo trend demografico in netto calo (passato e futuro) e agli effetti della mobilità interna della popolazione, prevalentemente sulle direttrici dal Mezzogiorno verso il Centro-nord e dai centri piccoli e piccolissimi verso i medio-grandi (un milione 423mila trasferimenti complessivi solo nel 2021, dati Istat) non si dovesse mettere mano alla conformazione della rete scolastica, composta da decine di migliaia di sedi e da migliaia di istituzioni scolastiche? No. Almeno se si vuole adottare una visione di responsabilità e sostenibilità nel lungo termine.

Ma non era meglio intervenire sulle piccole scuole a pochi chilometri l’una dall’altra, che sono ancora tante, preservate per motivi di campanile o di “contrada”, con poche classi o addirittura pluriclassi? (E’ ovvio che non parliamo di quelle in luoghi isolati, a distanza di decine di chilometri da altre scuole: quelle sono un presidio di civiltà da tutelare a tutti i costi). Interessante a riguardo lo sfogo di una preside calabrese di oltre un anno fa, che disvela una realtà locale poco nota, fatta di interessi ad alta sensibilità elettorale e di abitudini vetuste e mentalità un po’ chiuse.

Serviva un intervento condotto “chirurgicamente” sui micro-plessi limitrofi, che hanno costi unitari elevati e si prestano a una razionalizzazione. Un esempio per intenderci: due prime classi da 12 alunni all’interno di due scuole poste a pochi chilometri l’una dall’altra in due diverse contrade o frazioni hanno un certo costo tra strutture (manutenzioni, affitti, etc), spese operative (utenze, etc) e di personale; messe in un’unica sede occuperebbero una sola aula da 24 alunni dimezzando le spese di esercizio e anche l’organico (che però può essere utilizzato più efficientemente su altre priorità) e così via… Fu fatto con discreti risultati anni fa nella Provincia di Trento, quando con il coinvolgimento del territorio si operò una profonda e sensata razionalizzazione.

Serviva un intervento in grado di tenere insieme due aspetti. Da un lato attento a salvaguardare tutte le realtà dove la scuola è il centro vitale di una comunità (mentre invece in questi anni sono state chiuse nella disattenzione generale circa 1.200 scuole statali – intese come punti di erogazione del servizio – attraverso la mera applicazione di asettici parametri numerici, quindi indipendentemente dalle caratteristiche di cui sopra: l’abbiamo definito il cimitero degli istituti estinti,un’agonia che si può fermare). Dall’altro lato, mirato a tutelare e valorizzare il modello della scuola dell’autonomia, per come era stato concepito all’origine, con la missione di “promuovere gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio” (d.lgs. 165/2001): leadership educativa, distribuita e coesa, relazioni umane e spirito di comunità vissuti quotidianamente. Missione difficilmente attuabile con 1.500 o più studenti e relativo personale distribuiti su 20 o 30 sedi.

Quello descritto poteva essere l’indirizzo strategico di una razionalizzazione del sistema, coerente con l’impegno preso con il PNRR. Rileggiamone il testo (Riforma 1.3): “La riforma consente di ripensare all’organizzazione del sistema scolastico con l’obiettivo di fornire soluzioni concrete a due tematiche in particolare: la riduzione del numero degli alunni per classe e il dimensionamento della rete scolastica”. Non si chiedeva di fare istituti scolastici da 30 sedi.

Certo sarebbe stato più complesso, avrebbe richiesto un lavoro capillare da parte dei Comuni, delle Province o Aree metropolitane, delle Regioni, con un indirizzo chiaro e non “ragioneristico” da parte dello Stato.

Insomma, meno “micro” scuole (o micro-plessi) dove non servono, piuttosto che tante “mega” scuole (o mega-istituti) come il sistema a vari livelli ha scelto di fare.

Ora, e per anni, se ne pagheranno le conseguenze.

 

Per approfondimenti:

– Via al ri-dimensionamento. Si vuole un DS leader o una pallina da flipper?
– Dimensionamento: le ‘mega’ scuole sono il modello giusto?
– Ridimensionamento. La rete delle istituzioni scolastiche stravolta nel corso degli anni
– Dirigenti che stress. Allarme presidi: troppi alunni e troppe incombenze. Il dossier di Tuttoscuola

 

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