2024, l’anno dell’IA/2. I robot sostituiranno gli insegnanti?

La domanda se l’IA finirà per rendere superfluo il lavoro degli insegnanti non è nuova, ma è stata rilanciata con forza dai più recenti sviluppi delle applicazioni di IA al campo della didattica. Se ne parla soprattutto negli Stati Uniti, dove la diffusa pratica dell’homeschooling (4,3 milioni di iscritti nel 2022 a costi decrescenti, tra 500 e 2500 dollari all’anno. Fonte: NHERI), che già richiede un minor numero di insegnanti – peraltro riconvertiti in tutor – rispetto alla scuola in presenza, potrebbe ulteriormente ampliarsi, mettendo a disposizione degli studenti nuovi strumenti digitali per l’apprendimento autonomo e per l’autovalutazione. La figura dell’insegnante è destinata dunque a sparire (salvo un limitato numero di tutor) come è successo in passato agli amanuensi e ai linotipisti?

In un breve ma straordinariamente lucido saggio del 2019, intitolato Should Robots Replace Teachers?: AI and the Future of Education (Polity Press, UK e USA) Neil Selwyn, professore di tecnologie dell’educazione nella Faculty of Education della Monash University di Melbourne, e precedentemente nell’Institute of Education di Londra, ha provato a dare una risposta all’interrogativo.

Per rispondere si è fatto a sua volta tre diverse domande, così riassumibili:

La prima riguarda la fattibilità: possono i robot prendere il posto (can replace) degli insegnanti? La risposta è sicuramente sì: ciò è tecnicamente possibile.

La seconda riguarda ciò che accadrà in futuro: i robot sostituiranno (will replace) gli insegnanti? La risposta è sì, ma solo se si permetterà ad essi di farlo.

La terza riguarda la decisione politica: i robot dovrebbero sostituire (should replace) gli insegnanti? E qui la risposta di Selwyn è decisamente no, perché se è vero che le previsioni sul futuro sono incerte (tutti i grandi cambiamenti tecnologici del passato hanno avuto sviluppi inizialmente imprevisti) è altrettanto vero che noi esseri umani possiamo decidere quale futuro ci piace, e questo dipende dal tipo di educazione che riceveremo. La scelta è tra un modello magari tecnicamente perfetto (crossmediale, instancabile, disponibile sempre e ovunque), affidato a macchine anonime e neutre dal punto di vista valoriale, e un altro che metta al centro del processo formativo la relazionalità e i valori umani (emozioni, gusto del bello, sensibilità morale, empatia, rispetto degli altri), che richiedendo necessariamente un dialogo tra persone riserva uno spazio inderogabile all’insegnante.

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