I 100 anni della riforma Gentile/3. Sarà Valditara a cancellare Gentile?

Ad annunciare il proposito di archiviare la riforma Gentile, la “più fascista delle riforme”, è ora il ministro di un governo di destra-centro.

Eppure, Giuseppe Valditara, tecnico nominato in quota Lega ma con un passato di parlamentare nella AN erede del MSI di Gianfranco Fini, ha annunciato il proposito di modificare in profondità l’impianto del modello gentiliano proprio nei suoi caratteri fondamentali: la selettività e la gerarchizzazione degli indirizzi di scuola secondaria, con aperture alla riduzione dei corsi da 5 a 4 anni.

Come abbiamo già segnalato, è nel suo volume “E’ l’Italia che vogliamo”, scritto con Alessandro Amadori, pubblicato alla vigilia delle elezioni del 25 settembre 2022, che troviamo accenti sorprendenti  in materia di contrasto alla dispersione scolastica esplicita e soprattutto implicita: la soluzione che viene suggerita è quella di modificare, anzi rivoluzionare l’attuale struttura ordinamentale passando “dalla logica del ‘diplomificio’ a un modello di formazione scolastica che privilegi lo sviluppo individualizzato dei talenti e delle corrispondenti competenze” e che “non lasci indietro nessuno”.

Inoltre, in una lettera indirizzata al quotidiano la Repubblica, pubblicata a novembre 2022, ha scritto che il rispetto della “non negoziabile dignità della persona umana (…) è il modo più autentico per rispettare la lettera e lo spirito della nostra Costituzione, a partire dai suoi articoli 2 e 3, comuni pilastri valoriali di una politica che torni a identificarsi in una res publica”.

Concetti ribaditi dal ministro anche nell’ampia intervista rilasciata a Tuttoscuola, pubblicata nel numero di dicembre della rivista, una cui sintesi si trova cliccando qui.

In questo quadro la personalizzazione dei curricula come strategia per combattere la dispersione, se coerentemente attuata, condurrebbe al completo rovesciamento del paradigma gentiliano: dalla scuola per pochi a quella per tutti, dalla selezione all’inclusione, dalla gerarchizzazione dei saperi e degli indirizzi alla loro parità, con particolare riferimento ai percorsi tecnico-professionali.

Ancora, nel recente intervento a un convegno della Cisl scuola, Valditara ha ripetuto che “Vogliamo far tornare la scuola ad essere un ascensore sociale, non lasciare indietro nessuno. Vogliamo garantire un’opportunità a tutti, stimolare i talenti dei ragazzi. Il talento è in ognuno di noi, non dobbiamo deprimere le potenzialità degli studenti”.

Per realizzare questo ambizioso obiettivo Valditara (che ha tra i suoi consiglieri il pedagogista Giuseppe Bertagna, teorico della personalizzazione) dovrebbe tuttavia ripensare tutto il sistema scolastico garantendo davvero una maggiore uguaglianza dei punti di partenza e l’inclusione di tutti gli studenti attraverso una serie di provvedimenti ispirati all’art. 3 della Costituzione, in radicale contrapposizione al modello gentiliano. Un obiettivo che ha storicamente fatto parte finora del bagaglio politico e culturale della sinistra, più a parole che nei risultati effettivi. Ci riuscirà? In tal caso troverebbe una sorprendente conferma la tesi, esposta da Luca Ricolfi nel suo volume La mutazione, che alcuni valori guida della sinistra tradizionale siano migrati a destra. Ciò comporterebbe una rivoluzione, al momento ipotetica, anche nel dibattito teorico sul significato attuale dei termini “destra” e “sinistra”: un’ipotesi che si potrà concretare, tuttavia, solo se ai propositi enunciati da Giuseppe Valditara seguiranno fatti concreti.

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