I 100 anni della riforma Gentile/1. Una scuola classista. Come quella di oggi

Quest’anno ricorre il centenario della riforma Gentile, ma più esattamente si dovrebbe parlare di “riforme”, dato che numerosi furono i provvedimenti di radicale riassetto dell’intero sistema di istruzione varati nel breve periodo (poco più di un anno e mezzo, dal 31 ottobre 1922 al 1° luglio 1924), nel quale il filosofo neoidealista Giovanni Gentile fu ministro della Pubblica Istruzione.

Forse si parla correntemente di “riforma” perché in genere ci si riferisce essenzialmente a quella dell’istruzione media di primo e secondo grado, che fu varata con il Regio Decreto 6 maggio 1923 n. 1054 con effetto immediato, a partire dall’esame di maturità di quello stesso anno. Ma fu tutto il sistema scolastico, compresa l’Università, ad essere riformato.

Quella della scuola, agli esordi del regime fascista, fu definita dal neopresidente del Consiglio Benito Mussolini “la più fascista delle riforme”, anche se, come poi assodato dagli storici del ventennio, la totale fascistizzazione della scuola, cioè la sua totale subordinazione alle direttive politiche del regime, fu graduale. Tuttavia la filosofia – intesa anche come disciplina scolastica d’eccellenza – della riforma Gentile fu da subito chiarissima, e pienamente corrispondente all’accentramento autoritario del potere allora in corso in Italia: massimo rigore selettivo nell’accesso agli studi superiori e all’università, riservato a una ristretta minoranza di studenti, destinati ad essere la futura classe dirigente (professioni liberali, magistratura, alta amministrazione, insegnamento e ricerca); primato degli studi umanistici, con il liceo classico al vertice; istituti tecnici non aperti all’università per le professioni intermedie; per tutti gli altri (la grande maggioranza degli undicenni) corsi triennali post-elementari (la “scuola complementare”, dal 1928 di avviamento professionale) con sbocco diretto nel mondo del lavoro, oppure il “corso inferiore” dell’istituto tecnico e di quello magistrale.

Questa riforma fu la perfetta rappresentazione di un modello di scuola elitaria, tradizionalista e classista, la cui architettura, sopravvissuta alla caduta del fascismo, rimase sostanzialmente invariata fino alla riforma della scuola media unica del 1962, che contrassegnò il primo centro-sinistra con l’ingresso dei socialisti nel governo.

Ma per quanto riguarda l’istruzione secondaria superiore il modello gentiliano, pur progressivamente svuotato del suo rigore selettivo, è ancora quello vigente: durata quinquennale dei corsi, tripartizione gerarchizzata in licei, istituti tecnici e istituti professionali, esame di maturità conclusivo, valore legale dei diplomi, 13 anni complessivi di studio.

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