Pestaggio di Firenze/2. La Destra democratica alla prova

Secondo il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara il contenuto della lettera (che formalmente, però, è una “comunicazione” datata e numerata, inviata dalla preside Savino agli studenti e per conoscenza alle famiglie e ai docenti) “non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista”. E iniziative di quel genere “esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole”. Dunque – è la conseguenza sottintesa – se non c’è alcun pericolo fascista non c’è neppure bisogno di una mobilitazione antifascista.

Il timore di Valditara, sembra di capire, è che una nuova polarizzazione dello scontro politico e di piazza – estrema destra contro estrema sinistra – veda compromesso il disegno di costruzione di una  Destra democratica sul modello dei “repubblicani” (ex neogollisti) francesi, dei conservatori inglesi o della CSU tedesca, l’ala più moderata della Democrazia Cristiana, chiaramente delineato nel volume “E’ l’Italia che vogliamo”, scritto con Alessandro Amadori, pubblicato a settembre 2022, alla vigilia delle elezioni del 25 dello stesso mese, con prefazione di Matteo Salvini.

D’altra parte, dopo la nomina a ministro, lo stesso Valditara ha indicato i caratteri essenziali della sua visione in due lettere inviate agli studenti il 4 novembre 2022, la prima su  nazionalismo e patriottismo, la seconda il 21 novembre sulla centralità degli articoli 2 e 3 della Costituzione e sulla “scelta scellerata” delle leggi razziste del 1938.

In quelle lettere il neoministro, già parlamentare di AN dal 2001 al 2013, al tempo della leadership di Gianfranco Fini, del quale condivise a suo tempo la ricerca di uno spazio politico moderato post-fascista, è sembrato volersi porre in continuità con quel progetto affermando che la celebrazione dell’anniversario dell’abbattimento del Muro di Berlino (9 novembre) “non può che essere una festa della nostra liberaldemocrazia”, che pur presentandosi come “un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito”, costituisce tuttavia “l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile”.

Ci permettiamo un’osservazione: se Valditara vuol essere coerente con quel progetto e quei valori, che riguardano la nuova identità dell’intero Centro-destra, inteso come Destra democratica, non può che condannare nel modo più fermo le violenze verificatesi a Firenze (indipendentemente da chi le abbia provocate e messe in atto), spegnere l’incendio senza raccogliere alcuna provocazione, e dichiarare in Parlamento la fedeltà della scuola italiana, da lui guidata, ai valori della Costituzione italiana, facendosi scudo anche delle parole pronunciate dal presidente Mattarella (“La civiltà è un antidoto contro la violenza”). Sarebbe una prova di capacità politica per lui, e di praticabilità dell’idea di una Destra democratica nel nostro Paese. O Nazione, come preferisce Meloni: ma una Nazione post-nazionalista.

© RIPRODUZIONE RISERVATA