Valditara e Amadori (Lega)/1: ecco la scuola che vogliamo

Giuseppe Valditara, ora ministro “dell’Istruzione e del Merito” nel governo Meloni, e Alessandro Amadori, ricercatore e politologo, consulente di Matteo Salvini dal 2012, sono gli autori di un libro, pubblicato alla vigilia delle elezioni del 25 settembre, presentato in copertina come “Il manifesto della Lega per governare il Paese” (È l’Italia che vogliamo, edizioni Piemme, settembre 2022).

Il capitolo cinque del volume (“Progetti concreti per un Paese che rinasce”) contiene dieci paragrafi, due dei quali sono dedicati a ‘Università, ricerca e innovazione’ e a ‘Scuola e formazione’, curati da Valditara, professore universitario di lungo corso e a suo tempo (2001-2013) senatore e responsabile scuola di Alleanza Nazionale.

Nel paragrafo dedicato alla scuola (pp.138-148) non mancano proposte innovative, meritevoli di attenzione. Ne indichiamo quattro. La prima è quella di “ridare autorevolezza ai docenti” attraverso “una vera e riconosciuta carriera”, con funzioni differenziate e adeguatamente retribuite (“se si richiede qualità, si deve anche pagarla”), alle quali si accede attraverso una valutazione positiva dell’istituto scolastico “previa certificazione di appositi periodi di formazione”. La seconda è una lettura dell’educazione alla cittadinanza marcatamente identitaria (“Una nazione senza identità è come un uomo senza qualità”), centrata sulla “conoscenza del nostro passato, dei valori posti a fondamento della nostra civiltà”, anche come antidoto alla cancel culture, che quel passato e quei valori rinnega. In tale ottica occorre anche “ripristinare la cultura della regola, tornando a dare importanza all’insegnamento di grammatica e sintassi”.

Se su questo terreno la posizione espressa è marcatamente conservatrice e neo tradizionalista, lo stesso non si può dire per il terzo nucleo di proposte, quello che riguarda il contrasto alla dispersione scolastica esplicita e soprattutto implicita: la soluzione suggerita è quella di modificare, anzi rivoluzionare l’attuale struttura ordinamentale passando “dalla logica del ‘diplomificio’ a un modello di formazione scolastica che privilegi lo sviluppo individualizzato dei talenti e delle corrispondenti competenze” e che “non lasci indietro nessuno”. Su questo punto esiste una certa assonanza con la proposta di Ricolfi di eliminare le bocciature attraverso la radicale personalizzazione dei curricula individuali. Ma il tema della personalizzazione, l’ultimo dei quattro punti programmatici toccati nel paragrafo ‘scuola’ del libro di Valditara e Amadori, merita un approfondimento specifico, perché è l’asse di una più complessiva proposta di riorganizzazione dell’intera offerta formativa.

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