Le parole della politica scolastica

Anche per la stima da me sempre riservata all’amico Orazio Niceforo, attento e serio osservatore di ciò che accade nel campo dell’educazione, in particolare lungo i percorsi degli studi di comparatistica, ho preso con interesse nelle mani il lavoro da lui portato a termine con il titolo “Scuola e Politica- Lessico essenziale della politica scolastica”.*

Il libro si avvale di una penetrante e autorevole riflessione a firma di Carlo Cappa, che giustamente sottolinea la specificità di un progetto, quello curato da Niceforo, al quale si riconosce un carattere di originalità e di novità nell’ambito delle analisi che si conducono sui sistemi educativi.

Tale motivo di riflessione è da condividere, perché il lavoro di Niceforo si colloca nell’alveo di percorsi tracciati da non molti studiosi, che sul significato delle parole si sono esercitati con successo sia in Italia che in altri paesi. Mi viene da pensare, ad esempio, al recente contributo offerto da P. Clavier e E. Coccia  (“Lessico dei valori morali”, edito da Armando); e all’importante lavoro portato avanti da J. Attali (“Lessico per il futuro-Dizionario per il XXI secolo”, edito dalla stessa Casa editrice).

Altri esercizi letterari sulle parole e sul loro significato intimo, e sulle correlazioni tra esse potrebbero essere citati. Un ulteriore esempio: il lavoro affrontato da G. Ravasi, “Le parole e i giorni”, presentato come Nuovo Breviario laico. Interessante la riflessione che Ravasi fa a proposito dei contenuti che le parole possono esprimere: “Ognuna ha un messaggio, un’intuizione, un pensiero da comunicare, attorno al quale è possibile far fiorire una meditazione breve, un’illuminazione intima, un fremito della coscienza”.

Le parole, quindi, vanno meditate, non andrebbero usate in modo sbrigativo. Dietro di esse va recuperato il significato meno usuale che ad esse viene attribuito. Tutto ciò viene implicitamente ammesso nel lavoro di Niceforo, che ci porta ad affermare che la letteratura sia giuridica che pedagogica, che ha alimentato nel corso degli ultimi lustri la ricerca in educazione, avrebbe dovuto imporre una maggiore accortezza e sapienza nell’uso delle parole da parte di chi tratta i temi dell’istruzione e della formazione.

Intendersi sul significato delle parole rappresenta un passo iniziale non di poco conto nell’interpretare gli aspetti molteplici che il mondo dell’educazione richiama. Alcuni semplici esempi? Pensiamo a termini come dispersione, valutazione, equità o merito, tra i tanti che si prestano, non c’è dubbio, ad interpretazioni in direzione diversa.

Un’ultima annotazione provocata dalla lettura del libro di Niceforo: la ricerca (vedi il contributo dato da S. Ferreri sull’alfabetizzazione lessicale e sulla linguistica educativa) ci dice che è d’obbligo riconoscere “la natura incrementale della conoscenza lessicale”. Ciò significa che dobbiamo attenderci, nell’evoluzione che subiranno i sistemi educativi, che si possa assistere ad una ragionevole mutevolezza delle espressioni che potrebbero essere adoperate con riferimento ai temi dell’educazione. L’amico Niceforo ne dovrà tener conto e, in aggiunta al buon lavoro già fatto nel suo libro sulle “voci collegate”, ci donerà ulteriori aggiornati contributi che potranno avvalersi, sulla linea dei suoi interessi consolidati, anche della comparatistica internazionale.

*Casa editrice UniversItalia, via di Passolombardo 421, 00133 Roma – Tel. 06.2026342

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