La guerra, incredibile inaspettata assurda, è entrata all’improvviso nelle nostre case, nelle nostre menti, risvegliando nei più anziani ricordi sopiti di sofferenze e di paure, e, in tanti di noi, ansie e incognite per il futuro.

Le immagini che scorrono sugli schermi, i servizi degli inviati in zona di guerra che tengono bloccati per ore milioni di italiani, sgomenti e smarriti, e i messaggi continui sui social stanno mettendo in secondo piano i problemi quotidiani della pandemia, dei rincari delle bollette, delle divergenze tra i partiti e dei tanti affanni quotidiani.

In molte scuole gli insegnanti hanno dato spazio alle informazioni. Per i più piccoli hanno cercato parole opportune di rassicurazione.

Il mondo non ci sta, non resta indifferente a questa invasione che calpesta i diritti di esistenza di un popolo e che sta violando i valori di libertà e di democrazia su cui si fonda la comunità internazionale.

In queste ore drammatiche dove, a cominciare da molte piazze russe, moltissimi giovani in tanti Paesi manifestano per la pace, l’invocazione è la stessa: pace, pace.

Anche in Italia, a cominciare dalla marcia silenziosa delle donne ucraine dal Campidoglio al Colosseo, si sono subito registrate manifestazioni spontanee per la pace con migliaia di partecipanti.

Anche il mondo dello sport in queste ore dà segnali concreti e condivisi per il rapido ritorno della pace e per la fine immediata dell’invasione russa. Pace, pace.

Alla vigilia del secondo conflitto mondiale, il 24 agosto del 1939, Papa Pio XII aveva pronunciato alla radio la frase simbolo del suo pontificato: “Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra”. 

Se il mondo studentesco sta programmando un altro venerdì di manifestazione, ci auguriamo che anche i giovani italiani, accantonando per il momento le proteste per l’esame di maturità e per l’alternanza scuola-lavoro, diano prova tangibile e partecipata di forte e decisa volontà per la pace.

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