Mobilità intergenerazionale: si conferma il divario Nord-Sud

Su 100 figli i cui genitori si trovano nel quintile più basso della distribuzione del reddito, solo 11 raggiungeranno il 20 per cento più ricco, una volta adulti. Al contrario, per ogni 100 figli nati da genitori a reddito più elevato, almeno 33 rimangono nel quintile più alto della distribuzione del reddito da adulti”. Ma la mobilità verso l’alto è maggiore per i figli che migrano in altre regioni italiane, quelle del Nord.

È questa la conclusione cui pervengono Paolo Acciari, Alberto Polo e Gianluca Violante in un accurato studio, pubblicato su lavoce.info, che utilizza una serie di dati relativi ai redditi di 1.7 milioni di coppie genitori-figli con informazioni dettagliate sul reddito negli anni 1998-2000 per i genitori e 2016-2018 per i figli, quando hanno raggiunto un’età di 34-38 anni.

Nel complesso, comunque, il quadro che esce dall’analisi dei ricercatori è un po’ meno pessimistico rispetto a quello presentato in molti studi precedenti, che tendono a rappresentare l’Italia come una società paralizzata. In realtà, nei confronti internazionali, la mobilità nel nostro paese risulta molto maggiore rispetto agli Stati Uniti, anche se resta mediamente inferiore a quella dei paesi scandinavi (ma con notevoli squilibri, come detto, tra un Nord che addirittura supera i paesi scandinavi e un Sud bloccato). Essa risulta comunque superiore a quella del Canada e di poco inferiore a quella dell’Australia.

A supporto della loro analisi i tre ricercatori utilizzano una serie di indicatori socioeconomici strettamente associati alla mobilità verso l’alto a livello provinciale di fonte Istat (produttività, condizioni del mercato del lavoro, struttura demografica, livello di istruzione, instabilità familiare, criminalità e apertura economica) nonché, scrivono, “un insieme unico e molto dettagliato di indicatori della qualità della scuola (Tuttoscuola 2007). Estraendo i componenti principali per ciascuna categoria al fine di ridurre il numero di variabili, troviamo che la mobilità provinciale è fortemente correlata, con segno positivo, alle condizioni locali del mercato del lavoro e alla qualità scolastica, in particolare alla qualità della scuola materna e al livello dei servizi scolastici”.

Prendiamo atto con soddisfazione della confermata validità degli indicatori individuati da Tuttoscuola per la realizzazione del suo primo Rapporto sulla qualità, che mise in luce già quindici anni fa in modo dettagliato e documentato il carattere fortemente contrastante della scuola italiana, con le sue luci e le sue molte ombre.

Per approfondimenti:

1° RAPPORTO SULLA QUALITÀ NELLA SCUOLA 2007
2° RAPPORTO SULLA QUALITÀ NELLA SCUOLA 2011
IL RAPPORTO SULLA QUALITÀ DELLA SCUOLA IN LOMBARDIA

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