Mobilità, 3 docenti su 4 lasciano il Centro-Nord per scendere al Sud (ma non è un esodo biblico)

In un’efficace sintesi della Cisl-scuola dei trasferimenti interprovinciali del personale docente per il 2024-25 emerge in tutta la sua chiarezza il confermato quadro del pesante squilibrio che caratterizza la forza lavoro del nostro sistema nazionale d’istruzione.

Dalla pubblicazione generale dei movimenti, il sindacato ha tratto, in particolare, la sintesi dei dati relativi ai trasferimenti tra le principali aree geografiche, Nord, Centro e Sud, sia per singolo settore (infanzia, primaria, Secondaria di I e di II grado) che per il riepilogo generale, con questo risultato.

Come si vede, 3.198 insegnanti su 4.364, pari complessivamente al 73,3%, hanno lasciato le regioni del Nord e del Centro per trasferirsi in una regione del Sud.

Praticamente, quasi 3 docenti su 4 hanno lasciato la sede di cui erano titolari al centro-nord per trasferirsi al sud, probabilmente sede di residenza da cui qualche anno prima erano partiti per cercare un posto di lavoro preferibilmente al nord, attraverso concorsi o altra forma di reclutamento.

Mentre migliaia di docenti hanno lasciato il Nord per scendere al Sud, soltanto 526 docenti, pari al 12,1% dei trasferiti, hanno invece seguito il percorso in direzione opposta verso il Nord.

Verso le regioni del Centro si sono trasferiti 640 docenti (14,7%), provenienti soprattutto dalle regioni settentrionali e probabilmente, in buona parte, come tappa intermedia per un successivo trasferimento verso le aree meridionali.

E’ bene precisare che la modesta quantità di trasferimenti non può considerarsi alla stregua di un esodo biblico; tuttavia è la prova di quanto potrebbe succedere se vi fosse maggiore disponibilità di posti. La sintesi è la fotografia di un fenomeno strutturale pressoché irreversibile di un rilevante squilibrio all’interno del mondo degli insegnanti che registra una generalizzata maggioranza di docenti meridionali, rispetto agli altri docenti residenti nelle aree settentrionali e centrali; docenti meridionali che, come si vede, appena possono ritornano nelle regioni del Mezzogiorno, soprattutto quelli della scuola dell’infanzia (89,5%) e della scuola primaria (79,3%), seguiti dai professori della secondaria di II grado (64,9%) e da quelli di I grado (62,8%).

Molti docenti meridionali che per concorso occupano sedi al nord o al centro spesso fanno ritorno alla regione di residenza, generando instabilità nelle sedi lasciate e alimentando una rotazione nord-sud di insegnanti che arrivano e se ne vanno, lasciando vacanti le sedi per altri corregionali che arriveranno.

Nelle regioni meridionali gli arrivi dei trasferiti assicurano stabilità, mentre, al contrario, nelle regioni settentrionali e centrali aumenta il numero delle sedi vacanti con conseguente utilizzo temporaneo di docenti precari nominati sulle sedi vacanti in attesa di nuovi reclutamenti, determinando la storia infinita di andata-ritorno che assicura stabilità da una parte e instabilità dall’altra, matrigna di discontinuità didattica a senso unico.

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