Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Vita di un’insegnante di sostegno… a distanza: la scuola si fa insieme

#lascuolasifainsieme #ambientidiapprendimento

Caro Diario,

quanto rumore per nulla. Federica mi ha detto che tendo a semplificare le cose, io penso, invece, che un grande problema va scomposto in piccoli problemi più facili da risolvere. La comunità educante sta aspettando chissà quale disposizione dall’alto, quando gli strumenti per affrontare le criticità, che si potrebbero prospettare a settembre, li ha già sotto il naso. È tutto già scritto nella pedagogia e nella didattica. Il libero insegnamento non è forse la discrezionalità di scelta dei metodi di insegnamento per tutelare il diritto all’apprendimento? Inutile girarci intorno: i bambini, gli alunni e gli studenti apprendono meglio insieme. Lo schermo ci piace, ci aiuta, ma non è così efficace e non ci appaga. Abbiamo bisogno della presenza, magari ridotta e centellinata, ma vogliamo guardarci a figura intera, passarci la penna e la matita, portare lo zaino del compagno e guardarci negli occhi, quelli veri. 

“Ti sembra facile, Sara?” mi ha detto Federica, la mia collega del cuore, quella saggia ed esperta, ma forse sfiancata dagli innumerevoli tentativi di far capire che l’inclusione è partecipazione attiva alla vita scolastica.   “Sì è più facile di quanto sembra” le ho risposto. In altre occasioni, mi avrebbe guardata con gli occhi accoglienti, oggi, invece, mi guarda con gli occhi spaventati. “Non voglio fare la rivoluzione”, le ho precisato per tranquillizzarla. “Quei metodi didattici e approcci pedagogici che prima del Coronavirus potevano essere innovativi e/o un valore aggiunto al PTOF, oggi potrebbero essere risolutivi”. 

Avrei tanto voluto dirle: “Se le classi pollaio sono il problema, se è il distanziamento sociale l’obbligo, se la presenza di massimo 6/7/8 persone in un’aula sono la risoluzione per quale motivo oggi non ci mettiamo seduti intorno ad un tavolino “virtuale” e non troviamo una soluzione per moltiplicare gli ambienti di apprendimento?”.

Già, perché? Perché, invece, di perder tempo a lamentarci non raccogliamo le forze, non ci sediamo e cominciamo a chiamare il Comune, le realtà attive sul territorio, gli enti e le associazioni per progettare un percorso curricolare svincolato dall’aula, adeguato al contesto e garante dello sviluppo della persona? #lascuolanonsiferma non vuol dire forse questo? Onestamente io a Federica avrei voluto dire tutto questo, ma non l’ho fatto, perché LA SCUOLA si fa insieme; da soli non si va da nessuna parte. 

Sara

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