Se l’applicazione delle nuove regole Covid a scuola diventa oggetto di scontro

Quello che, secondo le previsioni di due o tre giorni fa, sembrava essere il giorno della (quasi) liberazione dalle restrizioni delle attività didattiche in presenza e dalla lunga quarantena per il ritorno a scuola anche degli alunni non contagiati, come aveva stabilito meno di un mese prima il decreto-legge n. 1 del 7 gennaio 2022, quel giorno, lunedì 7 febbraio, rischia invece di diventare in diverse scuole un giorno di scontro tra i genitori e la direzione delle scuole.

Motivo del contendere è il decreto-legge n. 5 del 4 febbraio che dovrebbe proprio sancire la “liberazione”, consentendo di dimezzare i tempi della quarantena (quella che era in atto e quella che potrebbe venire), e portando il numero dei contagi che determinano il ritorno in DAD ad almeno cinque, anziché uno o due com’era previsto prima rispettivamente per scuola dell’infanzia e scuola primaria.

Il decreto-legge è sufficientemente chiaro e si avvale anche di note esplicative e di FAQ che il ministero ha prontamente attivato. Le precedenti disposizioni sono state abrogate (art. 6, comma 6) e cessano di avere efficacia con l’entrata in vigore del DL 5/2022 “L’articolo 4 del decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, e il comma 1 dell’articolo 30 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, sono abrogati a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e le misure già disposte ai sensi del citato articolo 4 sono ridefinite in funzione di quanto disposto dal presente articolo”.

In questo quadro normativo che sembrerebbe non avere difficoltà interpretative, è l’applicazione delle nuove norme che ha ingenerato perplessità e resistenze da parte di diversi capi d’istituto.

Non ci riferiamo al comprensibile disagio di molti dirigenti scolastici che, da un giorno all’altro e proprio nel fine settimana e a segreterie chiuse, si sono trovate a dover dare (per l’ennesima volta) tempestiva informazione alle famiglie della nuova organizzazione dei servizi.

Sono, piuttosto, diversi capi d’istituto che hanno avuto perplessità a dare applicazione al decreto-legge, in quanto ritenevano di non avere competenza in materia sanitaria, attendendo autorizzazione dalle ASL per poter procedere.

Pur ammettendo che soltanto l’Asl di competenza possa informare le scuole del numero di alunni contagiati per classe, consentendo di procedere o meno allo svolgimento delle lezioni in presenza, invece, il dimezzamento della durata delle quarantene (da 10 a 5 giorni) non richiede interventi dell’autorità sanitaria e le scuole sono tenute ad operare di conseguenza, conformandosi alla legge. O no?

La Regione Lazio ha preferito togliere il dubbio ed è intervenuta con una nota della Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria che revoca “le misure disposte dalle ASL del Lazio fino alla data del 6/2/2022” e indica le modalità per l’applicazione delle nuove norme. L’ufficio X dell’Ambito territoriale di Milano (USR Lombardia) ha riportato in una nota “le nuove disposizioni ricevute per le vie brevi da ATS in data 5/2/22 che verranno formalizzate in tempi rapidi”, esplicitando che “non si rende necessario l’invio da parte di ATS di alcuna comunicazione/rivalutazione dei provvedimenti in essere alle famiglie e alle Scuole”. Si va avanti insomma “a geografia variabile”. Tra sabato e domenica (per le scuole più tempestive), e nelle prime ore di lunedì migliaia di comunicazioni viaggiano dalle scuole alle rispettive famiglie, mentre altre scuole hanno ritenuto che i genitori potessero regolarsi in base alla lettura del decreto. La pelle del gigantesco corpaccione della scuola ferita dal Covid è a macchia di leopardo.

E mentre i referenti scolastici per il covid19 dell’Ancodis affermano che “è prevalsa – spacciata per ragioni di semplificazione – una scelta che scarica di responsabilità le autorità sanitarie preposte e assegna gran parte della gestione dell’emergenza alla scuola”, ci si prepara a mettere in pratica le nuove modalità di gestione: ad esempio la verifica quotidiana mediante lettura di un QR code con l’app “Verifica C-19”, a partire dai bimbi della primaria: avranno lo smartphone? E se non hanno dietro neanche l’attestazione cartacea che si fa? Non era sufficiente prevedere la verifica la prima volta, e non per i 5 giorni successivi?

Ovviamente molti genitori, da settimane stressati dai contagi, dai tamponi e dalle quarantene, non sono disposti a fare sconti alle perplessità “burocratiche” delle scuole. 

Giorno della liberazione o inizio di una “guerra civile”? La situazione è difficile per tutti. Speriamo prevalgano la calma e il buon senso.

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