Scuola primaria: metà anno con voto in decimi e metà con giudizio?
Dovrebbe essere l’anno di svolta nella valutazione degli apprendimenti nella scuola primaria con l’abbandono del voto in decimi e il ritorno al giudizio analitico.
Lo prevede il comma 2-bis del primo articolo della legge 41/2020 di conversione del DL 22 sulla scuola che così recita: «2-bis. In deroga all’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, dall’anno scolastico 2020/2021, la valutazione finale degli apprendimenti degli alunni delle classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle indicazioni nazionali per il curricolo è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione e riferito a differenti livelli di apprendimento, secondo termini e modalità definiti con ordinanza del Ministro dell’istruzione».
Il voto in decimi nelle diverse discipline di studio per la scuola primaria era stato introdotto dalla legge 137/2008 e regolamentato dal DPR 122/2009 sulla valutazione e confermato nelle successive norme sulla valutazione, compreso il decreto legislativo 62/2017.
Nell’emendamento si parla di valutazione finale, perché i proponenti avrebbero voluto che trovasse immediata applicazione al termine dell’anno scolastico 2019-20, ma la ministra Azzolina, mediando tra i funzionari ministeriali schierati a difesa del voto in decimi e i senatori, aveva dichiarato che si poteva fare, ma che non era il momento.
Preso atto della parola della ministra, l’emendamento era stato prontamente corretto soltanto nella sua decorrenza, il 2020-21. Ma c’è di più. Non essendo stato compreso tra le ordinanze in deroga di fine anno, la norma è ora immediatamente esecutiva e ha bisogno soltanto che ne siano indicati eventualmente termini e modalità.
Il testo parla di “valutazione finale”, ma è evidente che l’intero impianto valutativo che passa dal voto numerico al giudizio ha bisogno di impostare da subito il cambiamento di termini, modalità e mentalità per gli insegnanti e per le famiglie.
È lecito a questo punto interrogarsi sul silenzio del ministero in merito, un silenzio che dura da quasi tre mesi. Preoccupante e inspiegabile, anche perché questa settimana parte il nuovo anno scolastico e prima dell’inizio delle lezioni gli insegnanti devono impostare collegialmente la programmazione delle attività, compresa questa innovazione rilevante.
Che si tratti di resistenza passiva da parte di funzionari del ministero contrari alla cancellazione del voto in decimi?
Se il silenzio ministeriale continuasse, si correrebbe virtualmente il rischio di avere nel corso dell’anno una valutazione ad andamento variabile: un primo quadrimestre con i voti in decimi e la valutazione finale con giudizio analitico. Neanche a pensarci.
Più concretamente, però, il rischio effettivo è il disorientamento totale della scuola primaria: oltre 195 mila docenti di primaria di scuola statale e circa 10 mila della paritaria hanno bisogno del disco verde urgente per l’impostazione di lavoro di un anno scolastico che si annuncia carico di problematiche. E quasi 2,5 milioni di scolari e i loro genitori hanno bisogno di capire e di essere orientati al cambiamento.
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