Task force del prof. Bianchi. Che fine ha fatto il piano per la ripresa?
Era giugno ed era stato appena approvato il decreto legge sulla scuola. Intervistato dal quotidiano “Vita”, Patrizio Bianchi, coordinatore del Comitato nazionale degli esperti del Ministero dell’Istruzione per il rilancio della scuola insediato il 23 aprile, dichiarava che entro la fine di luglio il Comitato avrebbe predisposto un piano che dare una prospettiva alla scuola, oltre la ripartenza.
Il documento consegnato al ministro Azzolina prodotto dal Comitato degli esperti con una serie di riflessioni sulla ripartenza e l’indicazione degli strumenti per semplificare e aiutare la vita delle singole scuole delineava gli scenari per la riapertura delle scuole a settembre.
“Abbiamo fatto tutte le operazioni possibili per la riorganizzazione didattica, per consentire alle scuole di potersi muovere trovando anche spazi aggiuntivi all’esterno insieme con i Comuni e le Province; abbiamo fatto una lista di tutta una serie di norme che oggi regolano la scuola che devono essere derogate o ridefinite in maniera diversa per mettere in condizione ogni scuola di adottare le regole e di avere gli strumenti per poterlo fare nelle specifiche realtà”.
Ma Bianchi pareva avere idee chiare su quale sarà la scuola futura. “Abbiamo formulato l’idea che il perno della nostra scuola siano i patti educativi di comunità che ho imparato a Mirandola, nel Modenese, durante l’esperienza del terremoto 2012, quando venivano giù i muri della scuola ma abbiamo fatto scuola lo stesso. Come? Invocando la partecipazione di tutti, istituzioni, mondo del volontariato e del Terzo settore, comunità. I ragazzi hanno bisogno di ritrovare una comunità che si stringa attorno alla propria scuola per ricostruirla non nei muri ma nella sostanza. E bisogna metterci dentro più musica, sport, più vita pubblica, tutte attività che si fanno insieme”.
In ogni caso, per Bianchi non si poteva non tener conto dei mesi di chiusura, di quanto la didattica a distanza abbia influito sui rapporti stessi tra docenti e alunni. “Dobbiamo valorizzare il fatto che nell’uso degli strumenti tecnologici i ragazzi sono più avanti dei loro insegnanti che sono nati e si sono formati nel secolo scorso, allo stesso tempo possono dare ai loro alunni la visione critica su cui riflettere per usarli nel modo migliore. In una situazione difficilissima la scuola italiana, con grandissime difficoltà, è riuscita a usare tutti gli strumenti possibili per restare in contatto con i ragazzi”.
Il documento Bianchi però non è mai stato reso pubblico ufficialmente, rimanendo secretato in qualche ufficio del MI. Per quale motivo? Dava fastidio a qualcuno?
E di quel Comitato s’è persa qualsiasi traccia proprio in un momento in cui sarebbe quanto mai opportuno avvalersi di consigli e orientamenti qualificati.
Dal Ministero dell’Istruzione fanno sapere che: “Come da mandato e da decreto di nomina, il Coordinatore del Comitato istituito ad aprile dalla Ministra Lucia Azzolina ha consegnato le proprie proposte ai vertici del Ministero, oltre ad averle ampiamente illustrate in Parlamento. Parte di quelle proposte – precisa il MI- sono confluite nel Piano per la ripartenza di settembre, come la valorizzazione dell’autonomia scolastica e i Patti di comunità. Altre saranno utilizzate per il rilancio del settore Istruzione nella fase successiva all’emergenza”.
Sarebbe interessante per tutti leggere il documento, frutto del lavoro approfondito di numerosi esperti, che il Ministero ad oggi non ha reso pubblico
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