Didattica mista: un terzo dei docenti è già pronto
È ora disponibile online la versione in italiano della ricerca realizzata da Carlo Giovannella (presidente ASLERD), Marcello Passarelli (Università di Roma Tor Vergata) e Donatella Persico (CNR-ITD di Genova) già segnalata da Tuttoscuola al momento della sua prima pubblicazione in lingua inglese.
Il dato più interessante della ricerca, intitolata “La didattica durante la pandemia: un’istantanea scattata dagli insegnanti a due mesi dal lockdown” (la si può scaricare cliccando qui), è quello che riguarda la disponibilità di una significativa percentuale di insegnanti (il 32%) a continuare a utilizzare la didattica mista anche dopo il superamento dell’emergenza provocata dalla diffusione del Covid-19.
Nell’articolo, come si legge nell’abstract, “vengono riportati gli esiti di un’indagine svolta tra i docenti della scuola italiana durante il periodo del COVID-19 in un momento in cui la didattica on-line era stata ormai avviata in tutte le scuole e i processi si potevano considerare allo stato stazionario, prima delle nuove fibrillazioni causate dall’avvicinarsi degli scrutini e degli esami. Lo scopo è stato quello di produrre un’istantanea di un’esperienza unica nella sua portata, di identificarne le criticità e, al contempo, i fattori in grado di modificare il punto di vista sull’uso dell’on-line nella didattica.
Tra le criticità emerse, seppur con rilievo percentuale diverso: l’inadeguata connettività individuale alla rete, la mancanza di una preparazione specifica dei docenti, l’impiego di spazi casalinghi non sempre ottimali per lo svolgimento della didattica on-line. D’altro canto si è anche riscontrata una percentuale piuttosto elevata, 32%, di docenti che desidererebbero utilizzare in futuro la modalità mista nell’erogazione dei processi didattici. Tra i fattori positivi registrati: un contesto tecnologicamente pronto, la sensazione di empowerment e di competenza nell’utilizzo delle tecnologie, la possibilità di riprodurre le dinamiche educative più diffuse e utilizzate dai docenti (es. dinamiche d’aula). Da ultimo, ma non fattore secondario, una grande disponibilità dei docenti a passare sopra alle difficoltà per poter assicurare la continuità didattica”.
A nostro avviso questa disponibilità dei docenti verso la didattica mista (o ibrida, come ora si dice) è stata colpevolmente trascurata. Il mainstream politico-giornalistico-sindacale ha puntato sulla didattica in presenza come unica e intangibile forma di didattica. Si è trattato (e si tratta) di un grave errore per due ragioni: in primo luogo perché la didattica mista è considerata in tutto il mondo la didattica del futuro, e poi perché ce ne sarà quasi certamente un gran bisogno anche in Italia nei prossimi mesi, visto l’andamento del virus. Bisognava (bisogna) investire massicciamente sulla formazione di tutti i docenti all’uso della didattica mista e sulle infrastrutture per la connessione veloce e su dispositivi per i non abbienti, facendoli rientrare nelle misure per il diritto allo studio.
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