PNRR e istruzione/1: un’occasione da non sprecare. Ma forse è tardi…
Quando un giorno si scriverà la storia della scuola italiana di questi anni, si parlerà del “paradosso del PNRR”. Ad ascoltare chi lavora nelle scuole, l’arrivo dei fondi del Next Generation EU, finalizzato tra le altre cose al rafforzamento delle competenze e al contrasto della dispersione scolastica tramite (anche) la digitalizzazione della didattica, sembra al momento aver creato più problemi che opportunità. Al punto che ad ogni annuncio di nuovi fondi assegnati alle scuole sale da più parti un mugolio di fastidio e preoccupazione, come se dirigenti scolastici e direttori amministrativi si sentissero vessati, il personale amministrativo esausto. E si comincia a fare fatica a individuare docenti disposti a partecipare ai progetti, mentre non poche scuole preferirebbero rinunciare ai finanziamenti. Paradossale. Come mai?
La questione è lunga, un giorno forse la racconteremo tutta, del resto sono ormai un paio d’anni che Tuttoscuola segnala alcune anomalie, mette in guardia da possibili rischi, registra sintomi di un malessere che fa pensare che le cose non stiano andando per il verso giusto. Che sarebbe poi quello di sfruttare questi enormi e irripetibili fondi – due terzi dei quali dovranno essere rimborsati dagli studenti di oggi e di domani, in quanto a prestito oneroso – per far compiere un salto di qualità al sistema formativo, affinché sia all’altezza delle sfide che la modernità pone.
Limitiamoci al piano “Scuola 4.0” (DM n. 161 del 14 giugno 2022). Predisposto dal governo Draghi e poi declinato nelle istruzioni operative dal Governo Meloni (datate 21 dicembre 2022), ha dato luogo a una gigantesca distribuzione a pioggia delle risorse (2,1 miliardi di euro dei 17 complessivi del PNRR Istruzione). La linea di continuità tra i due Governi è stata assicurata dall’Unità di missione del Ministero dell’Istruzione, posta all’interno dell’Ufficio di Gabinetto del Ministro (organo politico), istituita con un decreto (n. 284 del 21 settembre 2021) a doppia firma del Ministro dell’istruzione (Patrizio Bianchi) e del Ministro dell’economia e delle finanze (Daniele Franco). E non è un particolare da trascurare, perché il MEF è da anni il vero “dominus” della politica scolastica italiana, lì siedono i “signori no” che tenendo i cordoni della borsa non si limitano solo a rilasciare o meno i fondi, ma entrano anche nel merito delle scelte (quella del “docente incentivato” – teleguidata da Palazzo Chigi e da Via Venti Settembre durante il Governo Draghi, e vero e proprio aborto della riforma della carriera degli insegnanti prevista dal PNRR – è uno dei più recenti esempi).
L’Unità di missione per il PNRR è stata posta “in posizione di indipendenza funzionale e organizzativa”. Un unicum nella storia della Pubblica Amministrazione italiana, a nostra conoscenza. Una casella di livello dirigenziale generale, con il compito di dare in esclusiva “attuazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a titolarità del Ministero”, dotata dei più ampi poteri. L’Unità di missione si trova al di fuori della linea gerarchica dell’Amministrazione (il cui apice è rappresentato dai Capi Dipartimento). Essa infatti “individua e coordina (…) tutte le attività necessarie per l’attuazione degli interventi previsti nel PNRR”, e “indirizza e dà impulso ai Dipartimenti e alle Direzioni generali (…) al fine di assicurare l’efficacia dell’azione di attuazione degli interventi”. Ha anche potere di commissariare le scuole nel caso riscontri criticità nell’esecuzione dei progetti (ex articolo 12, comma 3, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77). Tradotto: il come e il quando verrà speso il tesoretto da 17 miliardi del PNRR, e soprattutto per fare cosa, passa per le mani di quell’ufficio, che rappresentando la linea di continuità tra Governi ed essendo in contatto diretto con gli uffici della Commissione europea, ha nei fatti una notevole influenza anche sulle scelte dei ministri che si avvicendano, oltre che essere una cellula autonoma al vertice dell’organizzazione di Viale Trastevere. E infatti chi conosce dall’interno cosa avviene negli sconfinati corridoi del Palazzo della Minerva sa bene che in tema di PNRR le altre Direzioni del MIM “non toccano palla”, inclusa la Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale, che per competenza dovrebbe essere pienamente coinvolta. Alla faccia della sinergia, della messa a fattor comune delle competenze e del gioco di squadra nella gestione del più grande investimento pubblico nel campo dell’istruzione.
Per approfondimenti
– PNRR e dispersione/1: non è che si sta pensando a un mega ‘corso di recupero’?
– PNRR e dispersione/2: accompagnare le scuole verso modelli educativi efficaci
– PNRR a rischio. Idee per non sprecare risorse irripetibili
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