Mentre il Senato, a cominciare da martedì prossimo, inizia la discussione per la conversione definitiva del decreto legge 137/2008 che reintroduce la valutazione in decimi e il maestro unico (entro il 31 ottobre prossimo tutto dovrà essere approvato, pena la decadenza del provvedimento), tra le famiglie e gli insegnanti che si preparano al cambiamento nella scuola primaria a cominciare dalle prossime iscrizioni, a proposito di classi funzionanti a 24 ore, ci si interroga sul senso un po’ criptico del testo “si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola“.

Nel piano programmatico, varato dal ministero, quella “più ampia articolazione del tempo scuola” è stata integrata da “… tenuto conto della domanda delle famiglie e della dotazione organica assegnata alle scuole….”. L’articolazione possibile, oltre quella delle 24 ore, viene poi quantificata in 27 e 30 ore settimanali (oltre, s’intende, il tempo pieno).

La domanda è la seguente: le famiglie potranno davvero scegliere il modello orario più gradito oppure quella facoltà di scelta è meramente accademica e teorica, cioè inesistente? Prevarrà, insomma, la domanda delle famiglie o il vincolo delle risorse di organico?

Secondo la previsione esplicita contenuta nel testo del decreto legge la nuova organizzazione di classi a 24 ore affidate ad un unico insegnante andrà in attuazione dal prossimo anno scolastico soltanto per le prime classi. Si deve presumere che le classi successive continuino a funzionare secondo il modello orario attuale (eventualmente con dotazione organica ridotta al minimo), ma potranno esserci ugualmente classi a 27 o a 30 ore nel primo anno di corso?

Considerato l’obiettivo di una drastica riduzione della spesa, crediamo sia piuttosto difficile accontentare le domande delle famiglie, a meno di un loro ampio gradimento per le classi a 24 ore, tanto da consentire risparmi utili per far funzionare anche classi a 27 o 30 ore. Vedremo.