L’isolamento dei trecentomila alunni con disabilità confinati in casa per il Coronavirus

Come vivono, confinati in casa, gli alunni con disabilità (a volte grave) ai tempi del Covid-19?

Sono quasi 300 mila, di cui 269.138 inseriti nelle scuole statali e non meno di 26.500 nelle scuole paritarie.

L’isolamento, la lontananza dagli amici, la cancellazione quotidiana di quella routine che dà sicurezza, soprattutto per i ragazzi affetti da autismo, pesano indubbiamente più che per gli altri alunni, con il rischio di creare sofferenze e regressioni nel difficile percorso dell’integrazione, della ricerca di autonomia e di conquista delle conoscenze.

Nei periodi di chiusura delle scuole per le vacanze natalizie o estive per questi ragazzi le attività di svago o di relazione con il mondo compensano la mancanza di scuola.

Ma ora, nel chiuso della casa, prigionieri dell’emergenza sanitaria, no: questa compensazione manca.

Hanno un compito non facile i loro docenti di sostegno (ce ne sono 172.324 nelle classi di scuola statale, di cui purtroppo circa metà precari, quindi soggetti a cambiare scuola quasi ogni anno) per tenere viva la relazione a distanza. E con loro anche i docenti della classe. Includere non significa trovare strategie speciali per situazioni inusuali, ma, al contrario, progettare e realizzare una proposta didattica costruita sulle esigenze di tutti gli studenti, partendo dai più fragili: alunni con disabilità, stranieri o con svantaggio. Per fare questo è necessario un raccordo tra i vari docenti e una visione a 360 gradi, che intenda sviluppare il progetto di vita di tutti gli alunni. Docenti, famiglia e contesto sociale uniti per il benessere dell’alunno.

Per questi ragazzi, più che per gli altri, serve in particolare la didattica della vicinanza, quel rapporto quotidiano che privilegia la relazione umana rispetto ai contenuti disciplinari, anche se opportunamente adattati alle esigenze educative individualizzate del ragazzo; quel rapporto che vive di momenti semplici, di sorrisi, di racconto della quotidianità, di apprezzamenti per l’impegno nella cura della persona e per la collaborazione in casa; quel rapporto che vive di incoraggiamenti, che si fa tramite dei contatti con gli altri compagni della classe.

Questi studenti speciali devono tutti i giorni potersi collegare con i compagni di classe per sentirsi parte di un gruppo, poi magari terminare la lezione spostandosi con l’insegnante di sostegno in un’altra aula virtuale con un piccolo gruppo per lo svolgimento di compiti o preparazione di elaborati.

Insomma, hanno bisogno di un rapporto che solo gli insegnanti con la loro sensibilità possono riuscire a trasformare in un grande abbraccio virtuale, a distanza.

In attesa di un altro anno di scuola che già si annuncia non facile e che vedrà un aumento di alcune altre decine di migliaia di alunni con disabilità inseriti nelle scuole, l’accompagnamento costante, vicino e premuroso dei docenti può aiutare questi ragazzi fragili a non perdersi, e con loro le famiglie ‘recluse’.

Invitiamo tutti coloro che abbiano realizzato buone prassi inclusive in tempi di covid-19 ad inviarcele, ne daremo evidenza.