Anno scolastico 2020/21: serve un progetto ad ampio respiro

Tante ancora le domande sul tappeto, ma al momento senza risposta. A giorni speriamo che sia possibile conoscere quando e con quali modalità comincerà il nuovo anno scolastico. E anche, per questo anno scolastico che è ormai agli sgoccioli, se rivedremo gli studenti a scuola almeno per la maturità, momento conclusivo di un’esperienza che, oggi, si presenta con caratteri davvero singolari.

Settembre è vicino, sarà già tempo di ricominciare… o forse no. Torna la didattica in presenza? Si ricorrerà ancora a quella a distanza, raccontata e vissuta con sfumature ambivalenti? Al momento la scena è confusa e le nebbie fitte faticano a diradarsi.

Poche le indicazioni di peso. Secondo il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, sarà molto difficile in ogni caso riaprire le scuole il 18 maggio 2020, considerato come i morti siano ancora “troppi”. Per quanto riguarda la maturità, sempre il ministro esclude la possibilità di una forma mista con il candidato in presenza e i commissari online. A tale proposito l’apposita ordinanza del 18 aprile 2020 ha fissato, intanto, la configurazione delle commissioni d’esame del secondo ciclo.

Un’altra indicazione di peso si ha sui voti che saranno assegnati per l’a.s. 2019/2020: i voti insufficienti comporteranno un recupero obbligatorio all’inizio del prossimo anno scolastico.

Restano da stabilire le date di inizio dell’anno scolastico (una decisione che il ministro discuterà con le Regioni) e le modalità di ripresa dell’attività scolastica. In primo luogo in riferimento ai recuperi richiesti; successivamente relativamente alle modalità di svolgimento della didattica. Sono emerse proposte nel senso di proseguire per tutti con la didattica online fino a quando cesserà l’emergenza coronavirus. Altri vedrebbero invece con favore l’avvio di una forma mista di didattica (in presenza e a distanza), il che si tradurrebbe nella presenza in aula di metà classe, mentre l’altra sarebbe collegata in streaming. Altri ancora prospettano doppi turni, lezioni pomeridiane, lezioni il sabato e magari altro.

Come si nota siamo ancora a livello di vaglio di una grande varietà di proposte (anche perché la situazione è in continua evoluzione, con sviluppi anche imprevedibili) né è previsto che i nodi si sciolgano entro breve tempo.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di prolungare l’anno scolastico in corso, ai soli fini didattici e valutativi, fino al 30 settembre 2020, e far partire il nuovo anno scolastico dal 1º ottobre.

Sul tavolo del gruppo di lavoro di cui si avvale il ministro anche il problema – pure questo non facilmente risolvibile – dell’organico dei docenti. In particolare da più parti si manifesta  l’opportunità che le classi mantengano nella maggior misura possibile i docenti dell’anno precedente per intuibili ragioni di completezza del percorso didattico e specialmente per poter accompagnare efficacemente gli studenti con insufficienze da recuperare. Il che comporterebbe la rinuncia alla consueta mobilità del personale.

Infine, altro grande nodo da sciogliere è quello che riguarda l’allestimento degli ambienti sicuri prescritti per il contenimento della diffusione del morbo: anche qui necessitano competenze, spazi e risorse non sempre facilmente riscontrabili nella realtà quotidiana delle nostre scuole.

Come giustamente rileva il ministro, serve un progetto ad ampio respiro la cui concretizzazione permetta di trasformare una situazione eccezionale in un’opportunità di crescita del sistema scuola.