La scuola ha perso per strada 3,5 milioni di studenti in vent’anni
La scuola colabrodo/3
Ma si può evitare questa imminente, ennesima catastrofe culturale, economica e sociale, proprio davanti ai nostri occhi disattenti e rassegnati? Di sicuro bisogna partire dalla scuola…
Tornano sui banchi di scuola, dopo i tre mesi canonici di sospensione delle lezioni, più di 8 milioni e mezzo di alunni, il 90% dei quali in scuole statali. Per loro saranno impegnati oltre un milione tra docenti, presidi e personale amministrativo e ausiliario (per un totale annuo di 42 miliardi di euro di stipendi), senza contare l’indotto del personale preposto ai servizi per i trasporti, per le mense e per il supporto sanitario e specialistico. Includendo i genitori, il 44% degli italiani ha a che fare con la scuola. Nessun’altra agenzia ha così tanti stakeholders.
Qual è il risultato raggiunto da questo mastodontico schieramento di forze? Non aveva torto don Milani ad andare all’essenziale: se la missione è istruire (ma il senso profondo di quella affidata alla scuola, in collaborazione con le famiglie, dovrebbe essere educare) la popolazione fino almeno all’età dell’obbligo scolastico e formativo e possibilmente fino al diploma secondario (la “maturità”), allora un indicatore fondamentale di rendimento del sistema formativo è rappresentato proprio da quanti studenti vengono accompagnati con profitto al diploma.
E qual è il grado di successo da questo punto di vista del sistema di istruzione italiano?
Per ogni ciclo quinquennale dal 1995 (da quando Tuttoscuolaha iniziato a raccogliere analiticamente i dati resi pubblici dal Ministero dell’istruzione) ad oggi sono mancati all’appello, di anno in anno, nella scuola secondaria superiore statale ben 150-200 mila studenti che si erano iscritti cinque anni prima: tra il 25 e il 35% (con un trend per fortuna in diminuzione: dal 35% del 2000-01 al 24,7% del 2017-18). Erano iscritti al primo anno, non c’erano più al quinto. Spariti dai radar della scuola statale.
I numeri cumulati sono impressionanti. Dal 1995 al 2013-14, in cui è iniziato il ciclo scolastico che si è concluso quest’anno, e quindi negli ultimi 19 cicli scolastici delle superiori, 3 milioni e mezzo di ragazzi italiani iscritti alle scuole superiori statali non hanno completato il corso di studi. Rappresentano il 30,6% degli oltre 11 milioni di studenti (11.430.218) che si erano iscritti in questo arco di tempo alle scuole superiori statali. Se mettessimo uno dietro l’altro questi tre milioni e mezzo di ragazzi, la fila sarebbe lunga 1.700 km e attraverserebbe l’Italia, da Canicattì a Domodossola. Eppure ci vantiamo di avere, e per alcuni versi abbiamo, la scuola più inclusiva d’Europa e tra le più inclusive al mondo.
Il costo di questo fallimento formativo? Tuttoscuolalo ha calcolato. Tenuto conto che lo Stato investe per ogni studente della scuola secondaria superiore € 6.914,31 l’anno (fonte Education at a glance,OCSE), il costo per quei 3,5 milioni di studenti che non ce l’hanno fatta, a valori correnti, tenuto conto di chi ha abbandonato dopo il primo anno (1,4 milioni di alunni), chi dopo due anni (473 mila) e così via si può stimare in circa 55 miliardi di euro (55.452.717.800 euro). Un investimento – dal 1995 ad oggi – in termini di docenti, bidelli, aule, laboratori, servizi, non andato a buon fine, perché non si è raggiunto l’obiettivo del completamento del ciclo di studi. Una spesa improduttiva di 55 miliardi di euro, 2,9 miliardi in media all’anno, versati nelle casse dell’ignoranza.
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