La carriera che non c’è/2. Cinque paletti per porre rimedio

Ecco cinque paletti che potrebbero contraddistinguere l’introduzione di uno sviluppo professionale per i docenti.

  1. Esperienza

Connessa alla funzione principale e fondamentale di insegnare.
Un sistema di carriera di tipo flessibile in cui la funzione docente fa particolare riferimento al lavoro che si svolge in classe con i ragazzi e come impegno di ricerca, di studio, di disponibilità sul campo e di lavoro non certificato. (…)

  1. Sistema dei crediti formativi e professionali

Riconoscimento di attività di formazione ed esercizio professionale.

La certificazione affidata alle scuole.

Dopo una certa anzianità di servizio la carriera può trovare un’accelerazione subordinata all’acquisizione di crediti che certificano il possesso di competenze legate alla funzione docente. Entrano nello sviluppo delle carriere attività riconoscibili come crediti professionali l’aggiornamento professionale, la formazione in servizio.

Per l’acquisizione dei crediti andrebbe evitata la dominanza di una formazione solamente accademica e non si dovrebbe cedere al rischio di un approccio cumulativo di certificazioni cartacee rispondenti a criteri di tipo burocratico amministrativo. (…)

  1. Valutazione come supporto all’attività didattica e verifica degli esiti

Condivisa, trasparente, non sanzionatoria, legata più direttamente all’insegnamento

E’ ipotizzabile un ulteriore meccanismo di carriera strettamente connesso allo svolgimento dell’attività di insegnare, intesa nella sua complessa articolazione tra lavoro d’aula e attività connesse che richiedono tempo, ricerca, aggiornamento individuale, di gruppo, autoaggiornamento. Deve avere il carattere della condivisione e della trasparenza e non deve avere carattere sanzionatorio. Va previsto un riconoscimento in relazione agli esiti e agli impegni professionali legati al Pof.
Valutazione individuale/soggettiva: relativa al contributo che un docente fornisce alla scuola in cui opera
Valutazione oggettiva: relativa all’efficacia dell’azione formativa della scuola nel suo complesso alla quale ogni singolo docente contribuisce.

  1. Fase transitoria

Le risorse gestite dalle scuole attraverso la definizione del Pof

Nel disegnare una nuova carriera per i docenti occorre procedere gradualmente. Nella fase di transizione potrebbe essere considerata la possibilità di attribuire alle scuole in regime di autonomia la titolarità per:

– introdurre opportunità legate alla realizzazione dei piani dell’offerta formativa
– definire criteri per il riconoscimento dell’impegno professionale all’interno della collegialità di ciascuna scuola.

  1. Sbocchi professionali

Verso l’università, le scuole di specializzazione

Si può ipotizzare che la carriera docente si caratterizzi per l’opportunità di continuare a insegnare, fare ricerca, attuare metodologie didattiche e formative nelle sedi scolastiche e con la possibilità di sbocchi e utilizzi esterni verso l’università, le scuole di specializzazione, Irre. Professionalità spendibile all’esterno della scuola ad esempio in attività di coordinamento, incarichi di tutorato, orientamento, elaborazione di nuovi modelli, di metodologie per la ricerca, consulenza, progettazione e promozione di interventi formativi innovativi.

Attenzione: quanto sopra non è farina del nostro sacco. E’ una sintesi del documento elaborato da una “commissione di studio” tra Aran, Miur e organizzazioni sindacali firmatarie del contratto (Cgil, Cisl, Uil, Snals) prevista dal contratto del maggio 2003 (articolo 22), incaricata di elaborare “le soluzioni possibili, definendone i costi tendenziali, per istituire già nel prossimo biennio contrattuale, qualora sussistano le relative risorse, meccanismi di carriera professionale per i docenti”.

I lettori più attenti avranno notato nel testo alcuni termini oggi desueti (Pof, Irre), ma i concetti sono molto attuali. La scheda di sintesi sopra riportata fu pubblicata nel 2004, al termine dei lavori della commissione, nel sito della Uil Scuola e riportava anche la dichiarazione dell’allora segretario generale Massimo Di Menna: “La commissione ha fatto un buon lavoro ed è importante che ci sia un documento condiviso sottoposto all’attenzione degli insegnanti”.

Allora non ci fu seguito, sostanzialmente per motivi di cambiamenti nelle priorità dell’agenda politica (perdendo una grossa occasione). Perché non ripartire da qui? Se si pensa che Mario Ricciardi, allora componente del Direttivo dell’ARAN è oggi consulente del ministro Bianchi…

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