Emergenza malessere giovanile/2. Problema dei giovani o degli adulti?

Anche in Italia, dove l’eco mediatica (e politica) dei recenti episodi di violenza immotivata è rilevante, si è andata sviluppando in questi ultimi anni una pubblicistica che ha messo a disposizione dei lettori i risultati delle indagini condotte da autorevoli studiosi, soprattutto psicologi, sulle ragioni del disagio giovanile.

In questa attività di divulgazione si è andata distinguendo la casa editrice milanese Raffaello Cortina, che ha pubblicato alcune opere ampiamente riprese dai media e oggetto di animati dibattiti. Due le abbiamo già segnalate nella nostra newsletter:  Sii te stesso a modo mio di Matteo Lancini, e I paradossi degli adolescenti di Massimo Ammaniti. Due lavori con un approccio assai diverso, ma che forse proprio per questo meritano una attenzione congiunta: nel libro di Lancini la fonte del disagio dei giovani di queste ultime generazioni va ricondotta alla fragilità degli adulti, il cui narcisismo deluso e inconfessato (sii te stesso, dicono ai figli, “ma a modo mio”, cioè senza ripetere i miei errori) produce insicurezza nei giovani che li percepiscono come troppo ansiosi, invasivi e in pratica perdenti nei loro obiettivi di vita. Per questo secondo Lancini occorrerebbe intervenire non sui giovani ma sui genitori, aiutandoli ad essere “meno fragili”, e più fiduciosi verso i figli, permettendo così ad essi di crescere e di “essere se stessi”, ma “a modo loro”, concedendo più libertà e autonomia. 

Malessere A conclusioni assai diverse giunge invece Ammaniti, per il quale è bene che i genitori (e i docenti a scuola) pur ascoltando di più i ragazzi, anche per guadagnare la loro fiducia, non siano troppo “arrendevoli”: soprattutto i genitori devono confrontarsi con i figli in modo aperto: “senza il confronto (e anche lo scontro) non si instaura quella dialettica che fortifica il loro carattere e stimola la loro autonomia”. Insomma “se non si raggiunge un accordo o un compromesso, i genitori devono far pesare le proprie responsabilità, anche se questo può provocare un contrasto o addirittura un conflitto con i figli”. Un punto di vista condiviso anche da Daniele Novara su Tuttoscuola.

A questi due testi si aggiunge ora il saggio di Mauro Grimoldi, 10 lezioni sul male (Cortina, 2024), storie di ragazzi che lo psicologo ha conosciuto, e che aiutano a comprendere un mondo giovanile in cui la violenza, per alcuni, “diventa la messa in scena di un teatro interiore lacerato. Omicidi, reati sessuali, aggressioni, furti, spaccio di sostanze stupefacenti sono spesso vissuti dai ragazzi senza alcun senso di responsabilità, come un evento esterno capitato per caso”. Anche qui: come e dove intervenire? Sugli adulti e sulle istituzioni o prioritariamente sugli stessi ragazzi, dando loro fiducia, una “seconda chance”? Una domanda alla quale va data una risposta in primo luogo da parte dei decisori politici, a partire dal ministro dell’istruzione. Qual è la posizione assunta in proposito da Giuseppe Valditara?

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