ChatGPT/1. Un big bang o una meteora?

Con una rapidità impressionante, senza precedenti, il chatbot ChatGPT, lanciato dalla società OpenAI alla fine di novembre 2022, ha superato i 100 milioni di utenti attivi in soli due mesi, mentre altri programmi informatici di grande popolarità come TikTok e Instagram ci hanno messo rispettivamente 9 mesi e 2 anni e mezzo. Il successo del chatbot di OpenAI è stato tale da indurre la società ad affiancare al ChatGPT gratuito una versione Plus del programma al costo di 20 dollari al mese (per ora solo per il mercato USA) con una maggiore velocità e affidabilità della connessione.

Siamo di fronte a una innovazione epocale, tale da far parlare di un “prima” e di un “dopo” ChatGPT, o questa novità, spentosi l’entusiasmo iniziale, sarà presto seguita e oscurata da altre, in una rincorsa alla quale le sempre più numerose applicazioni dell’intelligenza artificiale ci hanno ormai abituato? Sulla questione ci sono pareri discordi, perché alcune delle risposte date da questo software conversazionale sono imprecise, incomplete o datate (chiunque può provare, lo abbiamo fatto anche noi con risultati a volte corretti e soddisfacenti, ma spesso approssimativi se non del tutto errati e fuorvianti).

Malgrado l’enorme quantità di informazioni acquisite e utilizzate per assemblare le risposte in varie lingue (ma sembra che quelle in inglese siano più precise) il data base risulta fermo al 2021, e non può elaborare notizie successive a tale data. Problema che potrebbe essere superato rimuovendo questo limite e perfezionando il controllo dei contenuti attraverso l’intervento umano. L’operazione sarebbe assai costosa, ma si parla dell’interesse di grandi aziende come Microsoft a investire miliardi per renderla possibile a breve, mentre anche Google, il motore di ricerca che rischia di essere più danneggiato dalla concorrenza di ChatGPT (che dà singole risposte strutturate a specifiche domande anziché offrire decine o centinaia di link come fa Google) è alla ricerca di nuove applicazioni più user friendly, tali cioè da aiutare l’utente ad orientarsi nel mare di collegamenti proposti.

Staremo a vedere, che sia questa l’applicazione “game changer” o altre che verranno, appare chiaro che l’intelligenza artificiale rappresenta un salto tecnologico che avrà un impatto sul modo di vivere (e anche di apprendere) dell’umanità.

Così come un punto sul quale c’è una certa concordanza tra gli studiosi della materia è quello che riguarda il rischio di conseguenze negative che l’uso di uno strumento comunque potente e versatile come ChatGPT potrebbe comportare per la corretta ed equilibrata formazione degli studenti delle nuove generazioni. Approfondiamo la questione in questa notizia.

Per approfondimenti:
Intelligenza artificiale a scuola. Lo smartphone di ieri e quello di domani
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