Il futuro del Liceo classico tra nostalgia e rivincita

I dati, diffusi dal Ministero dell’istruzione e del merito (Mim), sulle scelte degli studenti di terza media per la continuazione degli studi non lasciano dubbi: scende ancora il liceo classico (dal 6,2 al 5,8%), scendono anche gli istituti professionali (dal 12,7 al 12,1%) ma salgono di poco gli istituti tecnici (dal 30,7 al 30,9%) e di tanto il liceo delle scienze umane (dal 10,3% all’11,2%, ovvero l’incidenza sul totale si è incrementata del 9 per cento). L’area liceale nel suo complesso, spinta dalla crescita del liceo delle scienze umane, guadagna lo 0,5, passando dal 56,6 al 57,1% dei neoiscritti. La sensazione è che si tenda a considerarlo un “punto di caduta” tra le asperità delle lingue classiche (liceo classico) e della matematica (liceo scientifico) e la presunta “serie B” con la quale molti bollano l’istruzione tecnica e professionale. Logiche forzate che rischiano di portare a scelte sbagliate.  

Passano i governi e le legislature, ma la tendenza all’incremento delle iscrizioni ai licei a spese dell’area tecnico-professionale prosegue a dispetto dei ripetuti sforzi, fatti nel tempo da governi di segno politico assai diverso, di invertire la corrente. Non si può non notare, da questo punto di vista, il fatto che la maggioranza dei genitori-elettori, pur essendosi espressa in favore dei partiti della coalizione di Destra-centro nelle elezioni del 25 settembre, non ne ha seguito le indicazioni in materia di scelta della scuola secondaria superiore, che puntavano – soprattutto la Lega, che ha designato l’attuale ministro Valditara, ma anche l’intera coalizione – alla “Valorizzazione e promozione delle scuole tecniche professionali volte all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”.

Il declino del liceo classico, fiore all’occhiello della riforma Gentile di un secolo fa e scuola frequentata da buona parte della classe dirigente, degli scienziati e degli uomini di cultura nel corso del Novecento, ha suscitato più volte, e sempre in occasione delle statistiche annuali sulle iscrizioni, la nostalgia e il rimpianto di molti noti personaggi che ne sono stati studenti. Quest’anno è sceso in campo il giornalista e scrittore Massimo Gramellini, che nella sua rubrica “Il Caffè” del 1° febbraio 2023 ha fatto un’osservazione condivisa unanimemente da chiunque abbia frequentato il liceo classico: “È vero, il classico non ti spiega «come» funziona il mondo, ma in compenso ti abitua a chiederti «perché». A capire le cause delle cose, a snasare il conformismo degli anticonformisti, ad addestrare i sensi e la mente per riuscire a cogliere la bellezza in un tramonto o anche solo in una vetrina. Il classico è come la cyclette: mentre ci stai sopra, fai fatica e ti sembra che non porti da nessuna parte. Ma quando scendi, scopri che ti ha fornito i muscoli per andare dappertutto”.

Forse il destino del “classico”, come lo chiama icasticamente Gramellini, è segnato perché “non è nello spirito del tempo, secondo cui la scuola serve solo a trovare lavoro. Però la sua eredità, quella capacità di insegnare a chiedersi il “perché” delle cose, sarà la bussola e la cartina al tornasole di ogni modello di educazione futura efficace che punti alla formazione di individui liberi, dotati di pensiero critico. In questo senso lo spirito del “classico” in via di estinzione potrà avere la sua rivincita. (O.N.)

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