A settembre tutti a scuola: ma come?
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Probabilmente sarà la task force guidata dal prof. Patrizio Bianchi a suggerire al ministro dell’istruzione Azzolina le modalità dell’avvio del prossimo anno scolastico – tenendo conto della situazione di emergenza epidemiologica attualmente esistente – che il prossimo Consiglio dei Ministri sarà chiamato a definire, come ha annunciato il premier Conte.
Non sarà semplice. Ma certamente non ci sarà molto tempo per decidere se, come ha dichiarato Conte, tra pochi giorni il Consiglio dei ministri definirà il piano scuola del prossimo anno.
La prima questione riguarderà la competenza delle Regioni in materia di calendario scolastico (decreto legislativo 112/1998, art. 138).
Spetta a loro, infatti, decidere la data di inizio delle lezioni ed è con loro, probabilmente in Conferenza unificata, che si dovranno concordare anche i tempi, eventualmente differenziati, tra scuola e scuola e tra i diversi ordini e gradi di scuola.
La chiave di volta delle decisioni è: distanziamento.
Poiché, purtroppo, a quella data non sarà pronto né tantomeno utilizzabile il vaccino, sarà necessario seguire tutte le misure di sicurezza sanitaria prescritte, a cominciare proprio dall’esclusione dei contatti fisici tra persone, dal divieto di affollamento e dall’obbligo di distanziamento anche nelle scuole.
Esaminiamo una situazione tipo di un’aula di circa 42mq (m 6×7) con uno spazio utile per i banchi (cattedra e spazi attigui esclusi) di circa 30 mq., con tre file distanziate di 4-5 banchi ciascuna, posti a scacchiera per distanziare gli alunni.
Opportunamente distanziati, l’aula tipo potrà contenere 8-15 alunni al massimo: in ogni caso in media non oltre la metà degli alunni della classe.
In base al numero massimo di alunni che potranno trovarsi fisicamente insieme all’interno della stessa aula, sarà necessario prevedere turnazioni per consentire all’intera classe di fruire della stessa lezione.
Oppure, in alternativa, potrebbe esserci in contemporanea la lezione frontale e quella a distanza (ripresa attraverso webcam) per gli alunni che, a turni, sono costretti a rimanere a casa loro e che da casa possono seguire la lezione che si svolge in classe. E si farà ricorso per quanto possibile (anche in base alle condizioni metereologiche) alle “aule aperte” e alle attività extra-didattiche.
Per i più piccoli della scuola dell’infanzia e dei nidi si imporrà, più che altrove, la sanificazione continua dei locali e della strumentazione didattica.
Saranno certamente indispensabili investimenti, prima per attrezzare adeguatamente le aule e poi per dotare le scuole di termoscanner all’ingresso, dei dispositivi di protezione individuali (mascherine, guanti, igienizzanti). Per non parlare di interventi strutturali nel breve, medio e lungo termine: devices per tutti gli studenti, banda larga per tutte le scuole e – elemento indispensabile e strategico – formazione massiva dei docenti per la didattica digitale e più in generale per le metodologie didattiche innovative. Interventi sui quali ha finora sostanzialmente fallito il Piano Nazionale Scuola Digitale, che non ha impedito che la scuola italiana si trovasse in condizioni assolutamente disomogenee (e mediamente insufficienti) dal punto di vista della digitalizzazione.
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