Scrittura a mano, tra back to the future e back to the past
Dallo scorso mese di luglio la Commissione Cultura della Camera ha avviato l’esame della proposta di legge presentata da un gruppo di deputati di Fratelli d’Italia a gennaio 2023, pochi mesi dopo il successo registrato da questo partito alle elezioni del settembre 2022, finalizzata all’istituzione della “Giornata Nazionale della Scrittura a Mano”, che si dovrebbe celebrare ogni anno il 23 gennaio. All’analisi degli aspetti di legittimità costituzionale della proposta è dedicato un accurato dossier del servizio Studi della Camera, datato 10 settembre 2024, che contiene anche l’elenco delle numerose giornate celebrative di eventi di ogni genere istituite per legge. Nel dossier si legge peraltro che la Commissione ha modificato la proposta iniziale trasformando la Giornata in una “Settimana nazionale della scrittura a mano”, decorrente dal 15 gennaio di ogni anno.
La ragione della modifica è legata verosimilmente al fatto che la proposta di legge prevede una serie di iniziative concrete, tra cui eventi, convegni e attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, finalizzate a sensibilizzare studenti e cittadini sull’importanza di questa pratica. Serviva per questo più tempo.
Ma quali sono le motivazioni principali della proposta? Quella che compare all’art. 1 fa riferimento al risultato di ricerche dalle quali risulta che la scrittura a mano “implica la gestione contemporanea di svariati processi motori e cognitivi”, stimolando aree del cervello cruciali per il pensiero, il linguaggio e la memoria, a differenza della scrittura digitale, che privilegia la velocità dei risultati. Da questo punto di vista la proposta sembra guardare al futuro, a una didattica della comunicazione che stimoli maggiore creatività, riflessione e controllo. Non un ritorno al passato, dunque, ma un modo per affrontare meglio il futuro. Back to the Future?
C’è anche questo aspetto, ma procedendo nella lettura delle motivazioni, sembra di cogliere che lo spirito della proposta, la sua ratio originaria, sia più legata al passato che al futuro. “La proposta di legge – si legge nella nitida sintesi che ne fa il dossier del Servizio Studi – evidenzia come la scrittura a mano, e in particolare il corsivo, abbia rappresentato per secoli un elemento fondamentale della cultura italiana e occidentale, contribuendo alla diffusione della lingua e alla formazione del pensiero logico-lineare. Un’eredità che, secondo i proponenti, rischia di perdersi a causa della crescente digitalizzazione, con possibili conseguenze negative sullo sviluppo cognitivo delle nuove generazioni”. Back to the past, dunque? Sembra un po’ forzato il collegamento tra scrittura a mano e cultura italiana, nel senso che è difficile sostenere che sia un elemento distintivo della cultura italiana rispetto alla cultura di molti altri paesi. Forse si tratta di una sottolineatura del senso di identità della Nazione che risuona in molti provvedimenti di questa stagione politica.
L’istituendo “Comitato Nazionale per la tutela della scrittura a mano” sarebbe incardinato presso il Ministero della Cultura, e non presso il MIM, e che tra i suoi compiti ci sarebbe quello di avanzare una istanza di riconoscimento della scrittura a mano, da parte dell’UNESCO, come patrimonio dell’umanità. Un riconoscimento già ottenuto nel 2021 dalla calligrafia araba, fanno presente i proponenti: sarebbe giusto che lo stesso trattamento fosse riservato anche alla scrittura in alfabeto latino.
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