PNRR e dispersione/2: accompagnare le scuole verso modelli educativi efficaci

Vanno create le condizioni di successo per i progetti del PNRR, e le scuole vanno accompagnate, altrimenti non cambierà nulla. Andrebbero introdotti modelli innovativi come quelli descritti ne La scuola che sogniamo, ma per farlo occorrerebbe in primo luogo valorizzare le migliori esperienze attivando un processo di contaminazione positiva che veda il coinvolgimento diretto delle scuole che hanno già prodotto risultati positivi, e avvalersi di soggetti interni (Invalsi, Indire) ed esterni (enti, fondazioni, agenzie qualificate) in grado di apportare competenze e know-how innovativi, e di fornire supporto e accompagnamento in una logica di collaborazione pubblico-privato. Il tutto andrebbe supportato da tanta formazione, generale e applicata ai progetti. Bisogna interrogarsi sulle pratiche didattiche, utilizzando anche indicatori oggettivi come i dati messi a disposizione dall’Invalsi (ma anche altri, se disponibili), per ripensare e migliorare i modelli educativi, organizzativi e didattici.

Impedire tutto questo a scuole che si sono viste assegnare i fondi “a loro insaputa” e alle quali si dà poco tempo per presentare un progetto serio rischia di rendere poco efficace se non inutile l’investimento (buona parte del quale dovrà essere restituito, essendo a debito. E anche la parte assegnata a fondo perduto dovrà essere restituita dall’Italia se non si raggiungeranno gli obiettivi prefissati). E non vorremmo assistere alla rinuncia e alla restituzione dei fondi da parte delle scuole, scoraggiate dal dover gestire progetti ingessati da rigide regole.

Infatti, come abbiamo già scritto, non poche scuole potrebbero preferire restare con le loro difficoltà piuttosto che vedersi costrette a gestire progetti con regole che non tengono conto del valore dei servizi richiesti, o che nel migliore dei casi costringono a funambolismi per rimanere dentro a parametri fuori mercato (accentuazione delle ore di progettazione, bandi di gara “last minute” e così via), che sottraggono tempo, energie e “pensiero” alla qualità dei progetti pur di rientrare – formalmente – in quelle rigide prescrizioni (solo apparentemente “garanti” del rispetto delle norme contabili, ma che in realtà finiscono con trasformarsi in “istigazione” a trovare complesse e artefatte soluzioni pur di stare dentro a direttive buone forse sulla carta ma che non tengono conto della realtà di chi deve realizzare un risultato efficace: la più classica eterogenesi dei fini). Regole che inoltre quasi sempre impediscono il coinvolgimento di soggetti qualificati in grado di apportare qualità, impossibilitati a stare dentro a parametri fuori mercato.

Serve insomma una visione strategica di modelli di scuola virtuosi e l’attivazione di una pluralità di soggetti che concorrano a realizzarli sostenendo l’azione delle scuole. Auspichiamo che il dibattito in corso induca il nuovo governo e il prossimo ministro dell’istruzione ad operare per un efficace e lungimirante impiego delle irripetibili risorse del PNRR. Un appello condiviso da autorevoli esperti come il presidente del CNEL Tiziano Treu, già ministro del Lavoro nel primo governo Prodi, docente universitario, parlamentare e commissario straordinario dell’INPS. Ne riferiamo in una successiva notizia.

Per approfondimenti:

Progetti PNRR su divari territoriali: il supporto di Cisl-Invalsi-Tuttoscuola
SNV: come dotarsi di strumenti di miglioramento efficaci e gestire al meglio i progetti PNRR

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