Verso la terza settimana di passione nella scuola/1. C’è una vittima sacrificale…

La seconda settimana di scuola, dopo la lunga parentesi delle vacanze natalizie, ha registrato un crescendo di polemiche tra sindacati e ministro, di crisi organizzative delle classi con diffusione della DAD, di difficile gestione del personale per la ricerca disperata di supplenti. Tanti gli effetti negativi delle quarantene degli alunni, con “impazzimento” delle scuole – messe veramente a dura prova – e con pesanti disagi per le famiglie. A tutto questo si aggiunge la difficoltà di dare corretta applicazione alla nota ministeriale sulla presenza a scuola degli alunni con disabilità o BES, mentre i compagni della classe sono a casa in quarantena in DAD. Una questione che approfondiamo su Tuttoscuola.com.

In alcuni territori è un vero e proprio bollettino di guerra. E non è finita, purtroppo, visto che il picco dei contagi non è ancora passato.

Qual è la vittima sacrificale? La lezione ordinaria, la normale attività didattica per l’intero carico orario. Si è fatto di tutto per salvare la lezione in presenza, obiettivo ammirevole e ricco di significati, ma non si può dire che si sia riusciti almeno in queste due settimane a garantire la scuola “piena”, tra ore fatte in presenza, in sincrono (con una parte di alunni in classe e gli altri a casa) e soprattutto non fatte per niente (per assenza dei docenti o per altri motivi organizzativi).

Converrà ricordarselo quando si analizzerà il “learning loss” nei livelli di apprendimento di questo periodo. Senza quelle “amnesie” che hanno invece colpito più o meno tutti quando si è trattato di analizzare gli esiti del primo anno scolastico completo segnato dalla pandemia (l’a.s. 2020-21): indipendentemente dalla didattica in presenza o a distanza che si è fatta, qual è stato l’effetto delle centinaia di milioni di ore di lezione che sono saltate del tutto nelle classi di tutta Italia? Allora ben pochi, a parte Tuttoscuola, hanno sottolineato il pesante gap quantitativo, in termini di ore di lezione non erogate (la chiamammo, paventandone il rischio prima che si realizzasse, “la scuola diminuita”) subito dagli studenti. La vulgata generale si tradusse invece in una condanna inappellabile – una vera e propria fatwa – alla didattica a distanza, senza neanche andare a distinguere dove era stata realizzata bene (in non molti casi, purtroppo, in assenza di una seria formazione e di un opportuno accompagnamento) e dove no.

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