Uno studio in 38 Paesi promuove la DaD nella scuola secondaria

In Italia la Didattica a Distanza (DaD), come abbiamo ricordato anche recentemente, è stata accolta inizialmente con interesse e un certo favore, ma ha poi finito per essere considerata la causa principale (essa, non il virus) della perdita di apprendimento (learning loss) e dell’aumento delle disuguaglianze tra gli alunni, soprattutto a danno dei più fragili. Quasi una criminalizzazione, dovuta anche all’uso superficiale delle statistiche relative ai livelli di apprendimento degli alunni, rilevati dall’Invalsi, da parte dei media.

Il fenomeno ha riguardato anche altri Paesi, in molti dei quali, però, sono emersi anche non pochi aspetti positivi di questa metodologia didattica, sia pure limitatamente alla scuola secondaria (dal grado 7, corrispondente alla nostra seconda media, al grado 13, ultimo anno della secondaria di secondo grado). È quanto risulta da un recente studio realizzato in 38 diversi Paesi, tra i quali l’Italia, dall’IPPO (International Public Policy Observatory), un centro di ricerca interuniversitario che fa capo all’EPPI Centre, Social Research Institute dell’UCL (University College London).

I risultati di questo studio sono contenuti in un rapporto intitolato Global emergency remote education in secondary schools during the COVID-19 pandemic: A systematic review, cui ha collaborato un team di ricercatori formato da Bond M, Bergdahl N, Mendizabal-Espinosa R, Kneale D, Bolan F, Hull P, & Ramadani F.

Detto in estrema sintesi risulta da questo studio, sul quale torneremo in modo più dettagliato, che in molti Paesi gli studenti (alle cui opinioni è dato particolare rilievo) gradiscono soprattutto il fatto che la DaD consente a ciascuno di essi di procedere al proprio ritmo, senza subire la “pressione sociale” che si verifica quando la didattica si svolge in presenza. La soluzione preferita dagli studenti, e anche da molti insegnanti, è quella mista, che integra le due modalità didattiche.

Tra gli aspetti considerati positivi c’è anche il maggior coinvolgimento e impegno dei genitori nel seguire gli studi dei figli e, sul versante degli insegnanti, l’adozione di metodologie valutative più flessibili, sollecitate dalla didattica online (ne sono state rilevate ben 21 diverse tipologie). Nel complesso la DaD, sia pure nella forma integrata con la didattica in presenza, è promossa da questo studio a pieni voti: consente maggiore accessibilità e più inclusione.

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